L'Italia verso l'esordio all'Europeo:
attacco e allegria la ricetta Mancini

L'Italia verso l'esordio all'Europeo: attacco e allegria la ricetta Mancini
di Bruno Majorano
Domenica 6 Giugno 2021, 08:43 - Ultimo agg. 17:50
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Se Roberto Mancini avrà scoperto o meno la formula perfetta per la Nazionale, lo sapremo solo il prossimo 11 luglio. Perché alla fine quel che conta sono le vittorie e i «tituli», come diceva Josè Mourinho. E il prossimo 11 luglio l'Italia potrebbe sollevare al cielo di Londra la coppa dell'Europeo 2020, che si gioca nel 2021. Un qualcosa di più unico che raro. Fino a quel momento, però, si potrà parlare di Nazionale bella e divertente, perché lo dicono i numeri e i risultati fin qui stupefacenti raccolti da Mancio e i suoi ragazzi.


SPECIAL ONE
E a fargli i complimenti c'è anche quello stesso Mourinho che di «tituli» se ne intende eccome. «L'Italia è una buona squadra, un giusto mix tra giocatori giovani e giocatori d'esperienza che sanno come vincere. È difficile trovare punti deboli di questa squadra, credo possano arrivare in semifinale. Mancini è un allenatore molto esperto, ha allenato per 20 anni nei campionati migliori d'Europa -aggiunge Mou al Sun-. È più che pronto e l'ha dimostrato già nella fase di qualificazione. La squadra è migliorata molto con lui. Roberto sta dando più qualità all'attacco ma senza snaturare la squadra, che sa come competere». Insomma, complimenti non banali da parte di uno degli uomini con l'ego più sconfinato del mondo. Ma le parole di Mou trovano conforto nei dati. Perché dopo il fallimento Mondiale del 2017 (niente coppa del Mondo in Russia nel 2018), torniamo ad una grande competizione estiva dopo 5 anni: un'era geologica. Quella di Mancini non è stata solo un'operazione fantasia (in campo) ma anche simpatia (fuori).


FILOSOFIA
Perché se oggi l'Italia è di nuovo la Nazionale di tutti gli italiani è tanto merito del ct e delle sue idee di gioco. Gli azzurri non solo vincono, ma convincono. Mancini è stato chiaro dall'inizio con i suoi ragazzi: vincere non basta, bisogna anche divertire. E gli azzurri lo hanno preso alla lettera. Ha impiegato pochissimo a diventare il profeta dei «giochisti», ovvero di quelli che puntano a raggiungere il risultato attraverso il gioco e non la speculazione. Ecco perché davanti ci sono sempre tre attaccanti: due esterni che giocano a piedi invertiti, puntano l'uomo, lo saltano e tirano in porta, e un centravanti che non deve solo occupare l'area di rigore, ma venire verso i compagni, giocare e aprire spazio. Perché al festival del gol partecipano tutti: a partire dai centrocampisti. Mancini non chiede di stare lì a presidiare il forte della mediana, ma li invita a buttarsi dentro: sempre e comunque. Eccolo il pane quotidiano dei Barella, dei Pellegrini e dei Pessina, che in pochissimo è già diventato un pupillo del ct.

«Guardare in avanti», «pensare in verticale», sono le parole chiave per decifrare il codice di Mancini. Alla faccia della scuola italiana, speculativa e catenacciara: il Mancio chiede ai suoi di avere la palla, di darla a Jorginho - vero e proprio cuore del sistema Italia - e farla girare velocemente. Con il nuovo corso del ct, infatti, i giocatori di qualità non sono mai un problema. Più ne sono, meglio è. Insomma, la casa perfetta per Berardi, Chiesa, Verratti, Bernardeschi e adesso anche il giovanissimo Raspadori.

All'appello manca solo Zaniolo, il vero rimpianto di Mancini che se lo stava coccolando da anni in vista di questo grande appuntamento. Arriverà anche il suo momento, perché rappresenta il futuro, ma ora è tempo di guardare al presente. Vincere e convincere: solo così il Mancio potrà mettere il punto esclamativo sulla sua Nazionale.

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