Italia, gol napoletani per l'Europa:
Insigne e Immobile bocche di fuoco

Italia, gol napoletani per l'Europa: Insigne e Immobile bocche di fuoco
di Bruno Majorano
Giovedì 10 Giugno 2021, 08:00 - Ultimo agg. 24 Marzo, 04:54
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Paura e Pescara non hanno in comune solo la lettera iniziale, ma anche un numero: 90. Nella smorfia napoletana significa appunto paura, mentre con il Pescara quel numero è legato alla stagione 2011-12, quando la squadra allenata da Zeman segnò 90 gol centrando la promozione in serie A che mancava addirittura da 19 anni. In quel mix di calcio divertente ed esplosivo, gli elementi principali erano di origine napoletana: Lorenzo Insigne e Ciro Immobile. Dei 90, infatti, ne hanno segnati insieme più della metà: 28 Ciro, 18 Lorenzo. Non male come accoppiata, per una stagione che da tutti è stata definita irripetibile.


AZZURRO ITALIA
Ma nel Pescara di Zemanlandia fonda le sue radici la Nazionale di Roberto Mancini che domani farà il suo esordio all'Europeo nella gara inaugurale dell'Olimpico contro la Turchia. Sì, perché a guidare l'attacco azzurro ci saranno proprio quei due scugnizzi che dopo 10 anni si ritrovano ancora insieme. Non più a Pescara, ma ancora con la stessa maglia: quella della Nazionale. «Insigne è un grande giocatore e mostra le qualità ovunque», ha più volte ripetuto Zeman. Nel 4-3-3 del Mancio, infatti, Lorenzo è la miccia e Ciro la bomba, pronta ad esplodere a due passi dal malcapitato portiere avversario. Perché i due si trovano alla perfezione, si completano, si fondono e soprattutto si capiscono con lo sguardo. Il loro è un rapporto speciale, che va anche oltre il campo e quel rapporto fatto di pane e pallone. Sono amici, prima ancora che compagni di banco. Nel ritiro azzurro, infatti, condividono la stessa stanza e da lì si divertono a scherzare tra loro e con gli amici. Parlano la stessa lingua e in dialetto si prendono in giro dalla mattina alla sera. Anche quello è il trucco della loro amicizia e di questo feeling così speciale. «Ne abbiamo passate di tutti i colori a Pescara, è stato un anno fantastico», ha raccontato più volte Insigne ricordando quella stagione piena di gioie e successi, coronata con la festa promozione del 20 maggio 2012 con la vittoria esterna sul campo della Sampdoria che rappresentò l'aritmetica certezza della promozione in serie A. Inseparabili quei due.

Come quella volta in cui una gara del Pescara fu rimandata per neve, ma loro decisero di rimanere nell'hotel sede del ritiro per giocare a nascondino tutta la notte. Come due ragazzini, cosa che in realtà sotto sotto erano per davvero, visto che all'epoca Lorenzo aveva 20 anni e Ciro 21. A proposito di 21 e di Nazionale. Nel 2013 hanno vissuto insieme anche l'avventura con l'Under in Israele, con l'amaro in bocca per un titolo visto sfumare sotto ai loro occhi soltanto in finale. Erano giovani sì, ma già affamati di gloria e quelle lacrime dopo la sconfitta contro la Spagna le ricordano ancora.


RIVINCITE E RISCATTI
Lacrime di dolore come quelle del 2017 a Milano, stadio San Siro, dopo il pareggio contro la Svezia che ci ha definitivamente esclusi dal Mondiale in Russia. Ci sarebbero voluti andare insieme, come sempre. Ma niente. E allora quello che inizia domani sarà il loro primo grande torneo da protagonisti. Fino ad oggi, infatti, è toccata loro la parte delle comparse. Utilizzati a singhiozzo, come in Brasile nel 2014 da Prandelli o all'Europeo 2016 in Francia con Conte: mai protagonisti e sempre alla ricerca dell'occasione per spiccare. L'occasione che adesso gli concederà Roberto Mancini, il quale ha deciso di affidare proprio a questi scugnizzi napoletani le chiavi dell'attacco della sua Nazionale. A Lorenzo ha dato la maglia numero 10, lo ha investito del ruolo di leader tecnico dell'Italia dandogli massima libertà di manovra lì davanti. «È una grande Italia e sento la fiducia di Mancini». Un solo imperativo: accendere la luce e mettere Ciro nelle condizioni migliori. Al resto, poi, dovrà pensarci lui, il bomber di Torre Annunziata, l'attaccante che nella stagione 2019-20 è stato premiato con la scarpa d'oro per aver segnato più gol di tutti in Europa, piazzandosi addirittura prima rispetto a mostri sacri del gol come Lewandowski, Mbappé, Messi e Ronaldo. Insomma, una bella soddisfazione per il ragazzo cresciuto nelle giovanili della Juve, svezzato da Zeman a Pescara e diventato uomo a Roma con la maglia della Lazio. Vengono entrambi da stagioni strane: Lorenzo ha fatto il suo record personale di gol in serie A (19) ma ha mancato l'appuntamento con un posto in Champions con il Napoli; Ciro si è fermato a 20 centri senza riuscire a bissare la magica stagione di due anni fa. Ma il passato adesso non conta più, è solo tempo di guardare avanti. Al presente e al futuro che sono entrambi azzurro Italia. Nel segno di Pescara, ma non certo della paura.

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