Italia-Inghilterra, Di Lorenzo capitano vero: «Il mio Napoli bello come la Nazionale»

«La spinta del Maradona sarà straordinaria: so cosa può dare il pubblico»

Giovanni Di Lorenzo, capitano del Napoli
Giovanni Di Lorenzo, capitano del Napoli
di Pino Taormina
Mercoledì 22 Marzo 2023, 07:00 - Ultimo agg. 16:45
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Robocop è pronto a portare il dna del Napoli dominatore della serie A e della Champions in questa Italia: «Si vede da fuori che oltre al gioco che esprimiamo ci divertiamo in campo. Era così anche cin la Nazionale dell'Europeo, poi qualche risultato ha portato a perdere questa spensieratezza. Dobbiamo ritrovare questo, giocare insieme e con entusiasmo. Come stiamo facendo nel Napoli». Giovanni Di Lorenzo è instancabile: tranne quella di Coppa Italia con la Cremonese, da agosto a oggi non ne ha saltata una di partita. Compresa l'Italia di Mancini. «Conoscete un colore più bello dell'azzurro?», scherza sui social. Eccolo il capitano del Napoli. Nessuno vuole rinunciare a lui, forte in campo ma anche fuori. Spalletti lascia spesso, quasi sempre a lui, il discorso motivazionale prima di ogni gara del Napoli. E il capitano non tradisce. È un pezzo insostituibile anche della nuova Italia. D'altronde, forse non è neppure un caso che il suo infortunio, un anno fa, è coinciso con la frenata del Napoli (2 sconfitte e 1 pari) e l'harakiri della Nazionale all'ultimo minuto a Palermo, con la Macedonia del Nord. «Sono cresciuto tanto in questi anni, ci sono stati vari momenti che mi hanno aiutato a crescere. Giocare in una grande squadra come il Napoli aiuta, ti confronti con giocatori forti e contro avversari forti. Mi sento migliorato in tanti aspetti». L'elogio della gavetta lo ha decisamente stufato: sì, vero, è partito dal Matera. Ma ora è lì, l'uomo che con la fascia al braccio, erede di Diego Maradona, sta per festeggiare lo scudetto con il Napoli. Un fuoriclasse, come Osimhen, Lobotka e Kvara.

Troveranno una Napoli colorata di azzurro.

Una città in festa per lo scudetto alle porte e che non vede l'ora di abbracciare la Nazionale. La delegazione della Nazionale (ci saranno, tra gli altri, i tre del Napoli e Donnarumma) che andrà stasera al Santobono vedrà i palazzi pieni di bandiere, i balconi con i tricolori, le strade dipinte e quel 3 che spunta ovunque, alla faccia della scaramanzia. Di cui ormai non c'è traccia. La gioia della città deve essere d'aiuto a battere l'Inghilterra: «La spinta del Maradona sarà straordinaria: so cosa può dare il pubblico napoletano, ci sarà un'atmosfera bella anche contro l'Inghilterra, perché ci può spingere a ottenere un risultato importante». Lui è un simbolo del Napoli: due settimane fa ha regalato le sue maglie ai ragazzi di Nisida. E ha promesso che vorrà andare in visita al carcere minorile. Come calciatore è mutato. «Mi sono evoluto. Anche attraverso le idee di Spalletti sono arrivato a questa interpretazione del ruolo. Tutti devono fare tutto in campo, c'è sempre bisogno di fare di più, tante volte siamo i primi registi di una squadra. Nel 3-5-2? Come caratteristiche credo di poter ricoprire i ruoli che mi chiederà di fare Mancini». Ovvio, le differenze. Magari, le distanze tra il ct e il suo allenatore: «Mancini mi ha dato la possibilità di esordire in Nazionale. Come Spalletti non sta tanto a guardare il nome, gioca sempre chi merita. Questa è una cosa che li accomuna. Spalletti mi ha dato davvero tanto, oltre alla fascia di capitano mi ha migliorato come giocatore. Non vedo grosse differenze, anche se poi il lavoro quotidiano è diverso da quello che facciamo qui. Mancini ha la stessa concentrazione massima sul lavoro di Spalletti. Oggi ci sono pochi italiani che giocano titolari nei club, ma ce ne sono tanti di grande tecnica».

 

Chiaro, sospira parlando di Gianluca Vialli: «Sentiamo la sua assenza. Ne abbiamo parlato tra di noi, nelle nostre chat, quando purtroppo è venuto a mancare: ci ha lasciato qualcosa di bello, era profondo nelle parole che usava. Ci manca, quella di domani sarà la prima gara senza di lui e abbiamo anche un dovere in più, servirà ancora più impegno anche per lui». Sa bene che bisogna iniziare col piede giusto l'avventura dell'Europeo. «Non siamo più deboli rispetto al passato. Il gruppo è un po' cambiato, ma abbiamo giocatori di grande qualità, con una mentalità importante. Affronteremo l'Inghilterra al meglio delle nostre possibilità». Sarà il giorno dell'esordio di Mateo Retegui, l'ultimo oriundo della storia dell'Italia, ma anche del ritorno nella città che lo ha consacrato di Jorginho: arrivò dal Verona, e dopo pochi mesi di esperienza negativa con Benitez, stava per tornare al mittente. Ma ci pensò Sarri ha trasformarlo nel play che poi è volato in Premier. Sono quasi 39mila biglietti già venduti per Italia-Inghilterra. Almeno 2500 sono inglesi: l'allerta è altissima. 

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