Negli anni Settanta nacque il blocco Juve perché i calciatori bianconeri erano i più rappresentati nella nostra Nazionale. Come adesso, tre tesserati juventini (al pari di interisti e torinisti) contro i due di Napoli e Milan ma l'Italia varata dal ct Mancini ha un'anima napoletana. C'è il marchio partenopeo nella sorprendente striscia di risultati positivi che ha reso più frizzante l'aria di Coverciano: sette vittorie consecutive è una roba che non capitava da sedici anni, quando sulla panchina azzurra sedeva Trapattoni.
Nella gerarchia dei soliti tre portieri, i primi due sono napoletani. O meglio, il titolare è Gigio Donnarumma, nato e cresciuto a Castellammare di Stabia, prima di trasferirsi a Milano e nel Milan dove ha percorso le tappe giovanili prima di debuttare a 16 anni in prima squadra grazie a Mihajlovic allenatore. Si è fatto le ossa nel Club Napoli di Castellammare, a 14 anni la cessione al Milan per soli 250mila euro. Appena ventenne ha conquistato i gradi di portiere titolare con Mancini, il quale stravede pure per Alex Meret, il numero uno del Napoli, un altro predestinato, due anni in più rispetto al collega-rivale milanista ma penalizzato nel recente passato da qualche infortunio di troppo. A chi infatti gli chiedeva qualche giorno fa cosa si aspettasse da quest'annata, ha risposto con semplicità: «Voglio star bene». Segno che ha la convinzione di poter fare grandi cose se sorretto dalla forma migliore.
Lorenzo guida il plotoncino degli scugnizzi. Tormentata e altalenante la sua esperienza in maglia azzurra, con Ventura il punto più basso, con Mancini la consacrazione definitiva. Il ct, oltre ad avergli affidato la mitica maglia numero 10, riesce a trovargli sempre la giusta collocazione, sia che schieri il tridente che la seconda punta in appoggio del centravanti: in pratica è un titolare fisso. Segna più di Lorenzo, ma per ovvie diversità di ruolo, il bomber Immobile che contende la numero nove a Belotti. Talento nato a Torre Annunziata, il centravanti della Lazio è stato uno dei protagonisti della vittoria in Finlandia: non aveva finora mai segnato sotto la gestione Mancini.
Da Scampia invece ecco Armando Izzo, bella storia la sua, ormai arcinota, dal ghetto di Secondigliano fino alla maglia più ambìta. Pupillo di Mazzarri, che ai tempi di Castel Volturno gli comprava le scarpette perché lui non ne aveva la possibilità, eppure il Napoli lo perse per una manciata di milioni non riscattandolo dall'Avellino. Mazzarri al Toro ne ha fatto un punto fermo nella sua difesa a tre e Mancini a Tampere lo ha promosso titolare approfittando dell'indisponibilità di Chiellini. Terzino su entrambe le fasce, a volte difensore centrale ed esterno di centrocampo: uno degli elementi più eclettici della nuova Italia arriva da Caivano e si chiama Danilo D'Ambrosio. Nessuno negli ultimi cinque anni è stato in grado di soffiargli il posto nell'Inter, da due stagioni è entrato nel giro della Nazionale. Per l'anagrafe calcistica, Jorginho non fa più parte del microcosmo partenopeo altrimenti sarebbero in sette oggi a rappresentare il mondo azzurro a Coverciano. Non è un blocco Napoli ma un'anima napoletana sì.
Italia, cuore napoletano:
Mancini nei piedi degli scugnizzi
di Angelo Rossi
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Martedì 10 Settembre 2019, 07:00
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