Juve, a Milano è suonato
un campanello di allarme per Sarri

Juve, a Milano è suonato un campanello di allarme per Sarri
Mercoledì 8 Luglio 2020, 15:46 - Ultimo agg. 17:27
3 Minuti di Lettura
Non è facile analizzare i motivi di un crollo inaspettato come quello della Juventus a Milano, ma il 4-2 di San Siro è un campanello che allarma, forse non tanto in chiave scudetto (la Lazio ha gettato all’aria un’occasione incredibile contro il Lecce) quanto in ottica futuro. Capita a tutti di perdere, ma non così: uscendo completamente dalla partita dopo il rigore dell’1-1 e provando poi a rientrarci tardivamente, a giochi fatti, dopo il quarto gol di Rebic. L’ultimo poker la Juve l’ha incassato a Cardiff, in finale di Champions contro il Real, in campionato addirittura 7 anni fa: ottobre 2013, 4-2 contro la Fiorentina con tripletta di Pepito Rossi. Per risalire a quattro gol subìti contro il Milan bisogna tornare indietro addirittura a 31 anni fa. Più del passato, ora è in gioco il presente e il futuro della Juventus, e il tonfo di San Siro riaccende le discussioni su una squadra (e una guida tecnica) che sembravano aver trovato l’assetto definitivo dopo la ripartenza.

Troppo facile mettere i singoli nel mirino: Bonucci, Rugani, Szczesny e Alex Sandro. Contro il Milan, dopo un’ora alla grande, la Juve è improvvisamente venuta a mancare in tutto e per tutto. L’alibi dei sostituti non all’altezza dei titolari non regge. E’ vero che Rugani e Higuain hanno sbagliato molto, e che probabilmente de Ligt e Dybala avrebbero tamponato in qualche modo la situazione, ma gli errori dei singoli sono arrivati in un momento di sbandamento collettivo, non di reparto, ma di squadra. È come se la Juve si fosse spenta sul più bello, con la partita in pugno, forse già sicura di uno scudetto oggi ancora tutto da conquistare. Il peccato originale è l’assenza di stimoli e carattere che hanno da sempre contraddistinto la Juventus negli anni, il DNA che ha costruito gli 8 scudetti consecutivi e le due finali di Champions, che forse i nuovi non hanno ancora metabolizzato e Maurizio Sarri non è riuscito a tramandare.

A Milano l’ha differenza l’ha fatta più la testa delle gambe, veloci e leggere nelle ultime partite e anche nella prima ora col Milan. I bianconeri avranno subito l’occasione di testare la loro condizione contro una delle squadre più in forma, l’Atalanta sabato. Hanno fatto discutere anche i cambi: tardivi e ininfluenti, andavano gestiti meglio, soprattutto potendo cambiare praticamente mezza squadra. Conseguenza e non causa della sconfitta, invece, il nervosismo nemmeno troppo strisciante di Higuain, trascinato fin dentro lo spogliatoio dopo una sostituzione non gradita, ma anche la delusione di Ronaldo, e gli sguardi persi della dirigenza in tribuna, mentre le parole di Sarri nel post gara («Abbiamo giocato una prima ora di livello mondiale») hanno spiazzato i tifosi, e non è la prima volta. La Juve ha ancora in mano il suo destino, ma i quattro gol subìti contro il Milan l’hanno rimessa in discussione.
 
© RIPRODUZIONE RISERVATA