Juventus, perché Andrea Agnelli si è dimesso: dall'indagine Prisma al caos plusvalenze

La Procura ha certificato un rosso di 85 milioni di euro

Juventus, perché Andrea Agnelli si è dimesso: dall'indagine Prisma alle contestazioni della Consob
Juventus, perché Andrea Agnelli si è dimesso: dall'indagine Prisma alle contestazioni della Consob
Lunedì 28 Novembre 2022, 21:49 - Ultimo agg. 29 Novembre, 07:00
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Un vero e proprio terremoto in casa Juventus. Con l'intero cda che si è dimesso in blocco. Lascia il presidente Andrea Agnelli, il suo vice Pavel Nedved, l’amministratore delegato Maurizio Arrivabene e i membri Laurence Debroux, Massimo Della Ragione, Katryn Fink, Daniela Marilungo, Francesco Roncaglio, Giorgio Tacchia e Suzanne Keywood.

Juventus, Agnelli e Nedved si dimettono insieme a tutto il Cda

Perché Andrea Agnelli si è dimesso

Perché il presidente Andrea Agnelli, il suo vice Pavel Nedved e tutto il cda della Juventus si dimesso? La società è coinvolta nell’indagine Prisma, aperta dalla Procura di Torino.

L'accusa? Falso in bilancio. Ci sono poi le ultime contestazioni della Consob, che hanno spinto a rivedere il progetto di bilancio da approvare e far slittare per due volte l’assemblea degli azionisti (fissata adesso il 27 dicembre) hanno portato alla decisione unanime di fare un passo indietro.

L'inchiesta Prisma

Si chiama Prisma. È l'inchiesta condotta dalla Procura di Torino che ha avuto come focus le plusvalenze e le manovre sugli stipendi. Comunicata la conclusione delle indagini preliminari, ora i vertici della Juventus hanno visionato il fascicolo completo e presenteranno eventuali memorie difensive.

La perquisizione

Quando iniziano le indagini? Il 25 novembre 2021 viene disposta la prima perquisizione all’interno dei locali della sede del club bianconero, ad opera della Guardia di finanza. Sulla prima lista degli indagati ci sono il presidente Andrea Agnelli, il vice Pavel Nedved, il responsabile dell’area finanza Stefano Cerrato e tre ex dirigenti che lavoravano in Juventus all’epoca dei fatti oggetto delle contestazioni: Fabio Paratici, Marco Re e Stefano Bertola. L’accusa è di "false comunicazioni delle società quotate" ed "emissioni di fatture per operazioni inesistenti".

La richiesta di misura cautelare

Nell’ultima tappa del 24 ottobre la Procura di Torino notifica ai componenti del Cda della Juventus e ai dirigenti della società con responsabilità strategiche l’avviso del termine dell’inchiesta aperta nel 2021. La richiesta di misura cautelare (domiciliari) per Andrea Agnelli viene rigettata. I reati contestati sono: falso delle comunicazioni sociali, false comunicazioni rivolte al mercato, ostacolo all’esercizio delle autorità di pubblica vigilanza, aggiotaggio e uso di fatture per operazioni inesistenti.

 

Le plusvalenze "gonfiate"

I bianconeri avevano registrato elevatissime plusvalenze nel 2018-19 e nel 2019-20 (rispettivamente 127 e 167 milioni). Poi, però, arriva la pandemia 2020-21: con il conseguente crollo a 31 milioni. Come erano stati utilizzati i proventi? Principalmente attraverso lo scambio alla pari Caldara-Bonucci (valutati entrambi 35 milioni, con plusvalenza bianconera di 22 per Caldara), lo scambio Spinazzola-Pellegrini (il primo valutato 29 milioni con 26 di plusvalenza, il secondo valutato 22) e poi le cessioni di Audero (19 di plusvalenza, percorso inverso di Peeters per 4) e Sturaro (14 di plusvalenza, percorso inverso di Perin per 12 e Zanimacchia per 4). La Procura, che ha rivisitato le plusvalenze generate dalle operazioni incrociate, è giunta alla conclusione che il bilancio 2018-19 avrebbe dovuto chiudersi con un rosso di 85 milioni anziché 40.

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