Dal gioco alla difesa fino a Ronaldo:
i motivi del momento no della Juventus

Dal gioco alla difesa fino a Ronaldo: i motivi del momento no della Juventus
di Alberto Mauro
Lunedì 9 Dicembre 2019, 11:49 - Ultimo agg. 12:21
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La sconfitta contro la Lazio clamorosa e netta, al di là degli episodi e degli infortuni ha messo a nudo quello che nell'ultimo mese i gol all'ultimo respiro, le vittorie in rimonta e i colpi dei campioni avevano nascosto sotto il tappeto. Non è ancora la Juve di Sarri e non è più la Juve di Allegri, ma una squadra ancora alla ricerca di se stessa, con grandi margini e poche certezze, non particolarmente brutta me nemmeno troppa bella. Gioca bene a sprazzi, ma spesso si perde durante la partita e fatica a gestirla mentalmente per i 90 minuti, non ha mai avuto l'attacco più prolifico nonostante le tendenze offensive di Sarri e da sabato sera non ha più la miglior difesa del campionato. I risultati fino a questo momento sono l'unica certezza, e a dicembre inoltrato i punti fermi in campo continuano ad essere pochi. Ma per Sarri è più che altro una questione di motivazioni. Possibile che il duello con l'Inter di Marotta e Conte non offra adeguati stimoli in campionato? Ronaldo forse è stato l'unico a dirlo senza mezzi termini. Fosse per me giocherei solo le partite importanti le sue parole a France Football poche settimane fa -, quelle di Champions e quello con il Portogallo. Una visione un po' troppo elitaria del calcio, che forse si può permettere solo un penta Pallone d'Oro, ma è vero che fino alla Lazio la Juve in aveva faticato (e pareggiato) solo con le medio/piccole: Fiorentina, Lecce e Sassuolo. Quindi un problema di motivazioni c'è, ma non è l'unico. Sarri in pochi giorni si ritrova ad affrontare la prima crisi di risultati (un punto in due partite) e la prima sconfitta stagionale, il sorpasso dell'Inter (e il +2) in classifica e una vera e propria emergenza a centrocampo, tra infortuni e squalifiche. Il mercato estivo ha dato ulteriore profondità a una rosa super competitiva, ma probabilmente Sarri avrebbe preferito un gruppo più ristretto (e lo ha confermato senza mezzi termini nel precampionato: Devo fare sei tagli per la lista Champions, una situazione imbarazzante) ma con giocatori più adatti al suo modo di concepire il calcio, soprattutto a centrocampo. E contro l'Udinese, alla prossima in campionato, oltre agli squalificati Cuadrado e Pjanic, mancheranno Khedira, Bentancur (distrazione al collaterale destro, circa due settimane per rivederlo) e si proverà a recuperare Ramsey. Ma a deludere fino ad ora è soprattutto la difesa, che paga l'assenza pesantissima di Chiellini ma non solo. Uno dei cardini della filosofia sarriana, oltre al rifiuto della difesa a tre è la zona purissima, opposta alla difesa a uomo di Allegri. E in questo momento Bonucci e compagni non sembrano averla ancora assimilata del tutto. I tre gol presi a Roma sono emblematici: il primo a difesa schierata, sugli sviluppi di un corner, il secondo in contropiede e il terzo in campo aperto. C'è parecchio da lavorare anche a centrocampo: Bernardeschi sulla trequarti non ha ingranato, mentre per il tridente offensivo Sarri ha bisogno di Douglas Costa, l'ipotesi 4-2-3-1 stuzzica ma è ancora da sperimentare. Davanti Ronaldo è tornato al gol su azione dopo più di 40 giorni, giusto in tempo per il primo trofeo stagionale, la rivincita contro la Lazio, il 22 dicembre in Supercoppa.
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