Il giorno del giudizio manda in pezzi il fragile equilibrio che aveva provato a costruirsi la Juventus nel mezzo della stagione più travagliata dell’ultimo decennio. Stangata clamorosa della Corte federale d’Appello, che dopo aver accolto l’istanza per revocazione del processo plusvalenze va ben oltre le richieste del procuratore federale Chiné. Quindici punti di penalizzazione - nell’attuale campionato - alla Juventus, unico club sanzionato, prosciolte le altre otto società coinvolte. Una mazzata che ridisegna equilibri e gerarchie del nostro campionato, alla quale i bianconeri potranno opporre ricorso presso la Corte di Garanzia del Coni che potrà deliberare solo sulla legittimità e non sul merito della sentenza. «L’accoglimento del ricorso per revocazione da parte delle Corte d’Appello Federale ci pare costituisca una palese disparità di trattamento ai danni della Juventus e dei suoi dirigenti rispetto a qualsiasi altra società o tesserato», scrivono i legali del club. La stagione è compromessa, così come la prossima in Europa: i bianconeri sprofondano a 22 punti in classifica insieme a Empoli e Bologna, a -12 punti dalla qualificazione in Champions. A differenza degli altri club, prosciolti, la Corte federale ha riconosciuto alla Juventus l’aggravante della slealtà sportiva che ha inasprito la sanzione. Entro 10 giorni le motivazioni, per il ricorso c’è tempo un mese. «La società preannuncia sin d’ora la proposizione di ricorso», avverte il club. Pene appesantite anche per gli 11 dirigenti bianconeri: 30 mesi a Paratici (che farà ora al Tottenham?), 24 mesi ad Agnelli e Arrivabene, 16 mesi a Cherubini, 8 mesi a Nedved, Garimberti, Vellano, Venier, Hughes, Marilungo e Roncaglio. In serata i giocatori, a voler significare la compattezza dello spogliatoio, pubblicano sui social foto di abbracci di squadra. E, nelle prossime ore, è atteso un incontro tra società e i senatori della rosa.
LA GIORNATA
Il primo round della giornata inizia poco prima delle 13, con la requisitoria con le motivazioni di ammissibilità dell’istanza di revocazione da parte del procuratore federale Giuseppe Chiné, per la riapertura del processo plusvalenze (in base all’articolo 63 del Codice di giustizia sportiva) dopo nuovi elementi emersi nel corso dell’indagine Prisma.
LA DIFESA
«Nessuno degli elementi valorizzati dalla Procura dimostra l’esistenza di una artificiosa sopra-valutazione dei diritti alle prestazioni sportive dei calciatori alle predette operazioni, con ciò rendendosi piena infondatezza dell’odierno ricorso, anche in assenza dei presupposti applicativi di tale mezzo di impugnazione straordinario; nessuno può essere perseguito per un reato per il quale è già stato assolto o condannato». I legali bianconeri chiedono il rigetto della revocazione anche sulla base di un vizio formale per le tempistiche di presentazione della richiesta da parte della Procura, ma contestano pure la sostanza, ovvero i 60 milioni delle plusvalenze in oggetto che rappresentano soltanto il 3,6% dei ricavi totali del club, un’incidenza relativa. L’udienza presso la Corte di Appello della Figc si conclude poco dopo le 17, si riunisce la Camera di consiglio fino al dispositivo che poco dopo le 21 colpisce e affonda la Juventus. Ma è solo il primo round, la giustizia sportiva dovrà esprimersi anche sulla “manovra stipendi”, per molti ben più grave, e intanto l’Uefa prende nota, ora si teme una stangata anche da Nyon, che potrebbe escludere la Juve dalle coppe.
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