Juve, Sarri non rinnega se stesso:
«Ma non sono un integralista»

Juve, Sarri non rinnega se stesso: «Ma non sono un integralista»
di Alberto Mauro
Venerdì 21 Febbraio 2020, 14:16 - Ultimo agg. 14:29
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La Spal è l’ultimo test prima degli scontri decisivi contro Lione, Inter e Milan in Coppa Italia. Un mese decisivo in cui la Juve si giocherà gran parte della stagione, e che saluterà il ritorno in pianta stabile di due colonne come Chiellini e Khedira, fondamentali per ritrovare gli equilibri persi nell’ultimo periodo. Sarri non sembra accusare la pressione, ma la sua Juve deve dare un segnale. “Chiellini? Sta bene, gli manca l’ultimo passo che si acquisisce solo in partita. Khedira in miglioramento, parlerò con lo staff per decidere se portarlo a Ferrara o lasciarlo qui ad allenarsi. Pjanic è più avanti di Higuain: Gonzalo ha ancora fastidio alla schiena”.
LAZIO FAVORITA?
“Sono pensieri sulla carta, ma poi bisogna vedere come si sta ogni gara”.

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 FILOSOFIA “Non sto stravolgendo la mia filosofia calcistica, è sempre la stessa. Ma ci vuole rispetto per le caratteristiche dei giocatori che fanno la differenza: se facessi il contrario sarei tacciato - forse anche giustamente - di integralismo”.

SPAL E STOP “Noi pensiamo alla partita di Ferrara, sappiamo che è un momento importante ma la nostra filosofia deve essere quella di attaccare partita dopo partita senza pensare al lungo periodo. Dobbiamo pensare a Ferrara e stop”.

CUADRADO E BERNARDESCHI “Cuadrado ha fatto una fetta di stagione da difensore esterno mostrando enormi miglioramenti in fase difensiva, per necessità in questo periodo è tornato a fare l’esterno offensivo. Bernardeschi è sicuramente in condizioni di giocare, ma non ha i 90 minuti nella gambe. È stato sballottato in diverse posizioni del campo per necessità. Senza Douglas Costa è chiaramente un’alternativa anche nel ruolo d’esterno d’attacco”.

SARRISMO E SACCHISMO “Sono tutte etichette esterne che alla fine valgono zero. Nel Milan di Sacchi all’interno di un grande collettivo c’erano dentro un paio di individualisti, erano quelli che alla fine facevano la differenza”.

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