Roma, la maledetta Coppa Italia: nel 2008 l'ultimo successo, poi solo delusioni

foto Mancini
foto Mancini
di Alessandro Angeloni
Mercoledì 19 Gennaio 2022, 01:34 - Ultimo agg. 20 Gennaio, 08:53
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Vuoi vedere che la maledizione è cominciata proprio da José Mourinho? Perché da quel 2010, quando la Roma di Claudio Ranieri, si è giocata, perdendola malamente (in mezzo pure l’espulsione di Totti per un calcio a Balotelli), la finale - all’Olimpico - contro l’Inter che stava per vincere il triplete, la Coppa Italia è diventata tabù. La Roma è finita in un incantesimo. La famosa decima non è mai arrivata e da quella notte infausta ne sono successe di tutti i colori: sostituzioni sbagliate, partite perse contro squadre di B e a tavolino. E anche una finale ceduta alla Lazio. Quattordici anni senza vincerla. Eppure la Coppa Italia è sempre stata di casa, dai mitici anni ‘80, quando la Roma è ripartita dal trofeo Nazionale. Questa si è fermata nel 2008, ultimo successo in Coppa Italia, contro l’Inter di Mancini. Nove in tutto, la decima è rimasta sospesa. C’era Spalletti quando si vinceva e domani si riprova, i Friedkin ci credono: «La caccia alla Decima comincia», si legge dai profili social del club. 

LE CADUTE

Il derby con la Lazio è il vero trauma. Anno 2013, la Coppa è finita nella leggenda biancoceleste e nell’incubo romanista. Quel giorno ha vinto Lulic, diventato eroe. Andreazzoli dice che quella Coppa l’hanno persa De Rossi e Totti. Sì, ma anche lui, Sabatini, Baldini etc. Una maledizione aiutata da certe scelte tattiche, che molti ricorderanno: Osvaldo, Pjanic e Florenzi in panchina, tanto per fare un esempio. Nelle due edizioni precedenti, eliminazioni contro Inter (edizione 2010-2011) in semifinale (dopo aver buttato fuori Lazio e Juve) e con i bianconeri (edizione 2011-2012) ai quarti di finale, in gara secca allo Stadium, con Luis Enrique in panchina. Erano le stagioni del cambiamento, si passava dai Sensi a DiBenedetto-Pallotta. Erano gli anni dell’utopia, la maledizione era appena cominciata. E nel 2013, come detto, arriva la botta contro la Lazio di Petkovic. Nemmeno la Roma di Garcia, che aveva cominciato la stagione con dieci vittorie di fila in campionato, era riuscita a invertire il trend. Dopo una bella vittoria nella gara di andata, la semifinale di ritorno con il Napoli è disastrosa: la squadra di Benitez rimonta il 2-1 dell’Olimpico. Addio sogni di gloria, la finale evapora al San Paolo. Stesso destino, l’anno dopo, contro la Fiorentina: quarto di finale, passa la formazione di Montella. Che vince all’Olimpico, con Garcia che cominciava pian piano a perdere colpi.

Proprio la Coppa Italia, l’anno dopo, è stata fatale al tecnico francese, umiliato dallo Spezia, che all’epoca giocava in B. Ai rigori, in un pomeriggio gelido. Rudi di lì a poco sarà esonerato, arriverà Spalletti. Che nella stagione successiva ha ceduto alla Lazio la finale: la Roma perde con i biancocelesti nel doppio confronto: 2-0 all’andata e 2-3 nel ritorno. Si susseguono gli allenatori, resta il tabù della cara Coppa amica. Anche Di Francesco non fa meglio. Lui, al primo tentativo, saluta agli ottavi, perdendo in casa contro il Torino di Mihajlovic, 2-1. Ma il meglio, Eusebio lo regala, si fa per dire, l’anno dopo, prendendo sette gol al Franchi, contro la Viola - non certo terribile - di Pioli. Sette gol, non uno. Sette. C’era la neve. “Il pallone è quello giallo”, cantavano i tifosi viola. Umiliazione e congelamento. 

TRA LECCE E MERCATO

Siamo nell’ordinario se ricordiamo invece l’eliminazione, edizione 2019-2020, con la Juve nei quarti di finale. E’ l’èra Fonseca, che non sposta nulla. Paulo, il top lo raggiunge l’anno successivo, ovvero dodici mesi fa, quando in casa contro lo Spezia, di nuovo la squadra ligure nel destino horror della Roma, sbaglia il numero delle sostituzioni (dopo la doppia espulsione di Mancini e Pau Lopez, Fonseca, che fino a quel momento aveva fatto quattro cambi, aveva deciso di inserire Fuzato e Ibanez, quest’ultimo era il sesto cambio). E la già eliminazione sul campo diventa uno 0-3 a tavolino. Tocca a Mou, stavolta: domani sera c’è il Lecce (e pure qui meglio non aprire il libro di storia della Roma...). Da lui, forse, è cominciato tutto. E con lui, magari, può finire questi dodici anni di nulla. C’è sempre una decima da conquistare. Chissà. Mourinho avrà a disposizione Cristante e Ibanez, confermerà a centrocampo Sergio Oliveira al fianco di Veretout. A proposito: sul francese c’è l’interesse forte del Tottenham. Se gli Spurs facessero sul serio ora, potrebbe riaprirsi la strada per il mediano. Due in lizza: Ndombelé che al Tottenham è ai margini e si allena da solo e Kamara. Olsen va all’Aston Villa (prestito con diritto di riscatto a 3,5 milioni). Frenata dell’Anderlecht per Reynolds: tornano in gioco Bruges e Kortrijk. Salernitana interessata a Fazio e Santon.

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