Lazio, Inzaghi: «Bello parlare di sfida scudetto, ma non sarà decisiva»

Lazio, Inzaghi: «Bello parlare di sfida scudetto, ma non sarà decisiva»
Sabato 15 Febbraio 2020, 14:37 - Ultimo agg. 17:41
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Vuole continuare la lotta scudetto, Simone Inzaghi. Alla vigilia della sfida dell'Olimpoico contro l'Inter, il tecnico biancoceleste ha parlato in conferenza stampa nel centro sportivo di Formello:

Momento. «Una partita scudetto perché la classifica dice questo, affronteremo un avversario forte e determinato. Ci stiamo preparando al meglio, abbiamo l'allenamento di oggi, risolverò qualche dubbio. Una bella partita davanti ai nostri tifosi»

Match clou. «E' una sfida importante, ma non decisiva. Poi ne mancheranno 14, daranno tanti punti. Vincere però darebbe una grandissima spinta in più».

Ambizioni. «Sappiamo bene da dove siamo partiti, da dove arriviamo, abbiamo meritato questa posizione. Abbiamo fatto tantissime partite, giochiamo un ottimo calcio. Non abbiamo l'ossessione di questa posizione, sappiamo quello che era il nostro obiettivo».

Classifica. «La Juve è davanti a tutti da tanti anni per programmazione, investimenti e idee, è stata la prima a fare lo stadio di proprietà. Stanno meritando. Quest'anno ha trovato Inter e Lazio che cercheranno di crearle qualche problema».

Polemiche arbitrali. «Penso che la Lazio si stia meritando tutto sul campo. La Lazio non ha più parlato di arbitri, è uscita quest'anno dall'Europa League per un rigore non dato contro il Celtic, era sacrosanto sul tiro di Immobile. Siamo usciti a Napoli dove ci sastrebbe recriminare per ore. Parliamo del presente, della classifica e della partita di domani. Due anni fa sappiamo come abbiamo perso la Champions». 

Differenze. «Juve, Inter, Roma e Milan sulla carta come fatturati e tutto dovrebbero essere davanti. Ma il calcio è diverso, la carta vale poco e i pronostici vengono ribaltati. Vogliamo rimanere in alto più tempo possibile. Il nostro lavoro, quello del ds, del presidente e dei tifosi ci sta trascinando, qualcosa di meraviglioso. Punto di partenza e non di arrivo».

Match. «Le sensazioni sono diverse, ora ho tantissime preoccupazioni in più. Da giovane e da calciatore hai meno pensieri. La stiamo preparando bene, domani la differenza la faranno le motivazioni». 

Il challenge per il Var. «Io ora lascerei tutto com'è. Si è faticato, anche personalmente, eravamo abituati a un altro calcio. La Var in alcune situazioni oggettive ha aiutato, su un fuorigioco di tre metri non si può perdere uno scudetto o retrocedere. Credo che ora sia giusto rimanere così».

Tabù. «Sono orgoglioso dei miei ragazzi, ci stanno dando soddisfazioni. A noi e ai tifosi. La partita di domenica, in un momento particolare con assenze, l'abbiamo vinta con la forza del gruppo. Festeggiare sotto il settore ospiti ci rimarrà dentro». 

Pienone. «Lo stadio pieno è un motivo di grande orgoglio, l'ho detto più volte. Tornando indietro, pensando a quattro anni fa, da Lazio-Empoli sono cambiate tante cose. Un merito da condividere con tutti, i ragazzi, lo staff tecnico, la società e i nostri tifosi. Sono sempre al nostro fianco, ci danno quel qualcosa di più».

Un girone dopo. «Sarà una partita da giocare con lucidità, ci saranno tanti momenti in cui dovremo fare le scelte giuste. Affrontiamo una squadra organizzata, con un grande allenatore, campioni in campo. Sappiamo cosa dobbiamo fare nelle due fasi». 

Strategia. «Dovremo essere molto attenti e intensi nel non possesso. Il loro obiettivo è far arrivare la palla ai loro attaccanti, Lukaku e Martinez. Dovremo essere bravi in pressione, per far sì che gliene arrivino il meno possibile». 

Fascia sinistra. «L'avete visto anche domenica Jony, sta crescendo, è diverso rispetto a quattro mesi fa. Ha messo dentro tante nozioni, è intelligente e applicato, si è inserito bene. Ogni giorno cerca di capire sempre di più del suo ruolo. Mancherà Lulic, abbiamo Lukaku che non ha però minutaggio nelle gambe. Se continua ad allenarsi così, può darci una mano a gara in corso». 

Collega. «Conte? Ci conosciamo, c'è stima reciproca. Ha vinto subito in Italia, è stato bravissimo. Ha vinto anche in Inghilterra, il suo calcio è conosciuto, dà organizzazione e motivazioni alla sua squadra».

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