Lorenzo contro Leo,
la danza del calcio

Lorenzo contro Leo, la danza del calcio
di Pino Taormina
Sabato 8 Agosto 2020, 08:19 - Ultimo agg. 08:49
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Inviato a Barcellona

Leo Messi appare al popolo azzurro con la pelle verde e le orecchie a trombetta. Un alieno. Lorenzo Insigne come il più umano degli umani dopo una settimana passata a fare lavoro differenziato e a far interrogare tutti sulle condizioni del suo adduttore: la risposta è arrivata ieri mattina alle 10,30 quando il Magnifico è sceso in campo al San Paolo per la rifinitura prima della partenza per la Spagna. Ha fatto tutto quello che doveva fare, dal primo all'ultimo. Assieme agli altri. Con Gigi Riccio che più del solito gli ronzava attorno per chiedere notizie del suo dolore. Perché la paura è che nello zigzagare all'Insigne, ci possa essere una ricaduta. Ma Lorenzo ruggisce d'orgoglio e di liberazione. Nei film di fantascienza è così che i terrestri respingono gli invasori: con cuore e cervello. Ed Insigne la prima risposta alla Pulce che vuole andare a Lisbona per la final eight che sarà uno spettacolo straordinario, sia pure senza pubblico. E quelli come Messi, una macchina da oltre cento milioni all'anno, non possono restare alla finestra quando il circo dà vita a uno spettacolo che per 10 giorni terrà tutti incollati davanti alle tv di mezzo mondo.

IL DUELLO
Messi contro Insigne. Meglio il contrario, vero. Lorenzo contro Leo. Maradona li ama entrambi anche se D10S sa bene che la sua avventura negativa da ct con l'Argentina dipese molto dallo scarso rendimento della Pulce. Si va incontro alla notte con sensazioni forti e numeri chiari: Napoli imbattuto in Coppa in questa stagione ma il Barcellona che non perde in casa in Champions dal 1° maggio del 2013 (1-0 del Bayern di Monaco). Insomma, Barça sontuoso, pieno di classe e fuoriclasse. Se li pesi, i campioni vestiti di blaugrana sono inarrivabili. Ma se li conti scopri, sorpresa, che sono undici anche loro, non uno di più. Nell'enciclopedia della bellezza, Lorenzo Insigne e Leo Messi hanno scritto capitoli molto diversi tra di loro. Quest'anno in Champions hanno segnato l'italiano 1 gol e l'argentino appena 2. Suo record negativo. Anche se quelli come la Pulce da questo momento in poi si svegliano e si danno da fare. È il calciatore che ha segnato più gol negli ottavi di Champions: ben 26.

LA RESURREZIONE
Gattuso chiederà a Insigne se si sente al 100 per cento. Bene, cosa volete che risponda un calciatore che persino quando viene sostituito fa le smorfie di fastidio perché vuole giocare sempre? Ecco, non fosse la partita contro Messi e il Barcellona, probabile che Lorenzo non avrebbe corso rischi. Ma stasera vorrà esserci. E dal primo minuto. A meno che non ci sia qualche intoppo nel riscaldamento del mattino o qualcosa vada storto in queste ore di vigilia. Perché Raffaele Canonico, il medico del Napoli, e il suo staff hanno lavorato in maniera esemplare per rimettere in piede Insigne a tempo di record. Lavoro differenziato e terapie per cinque giorni e ieri Lorenzo ha fatto allenamento completo.

LE COSE IN COMUNE
Messi si fa bastare il calcio. Non vuole altro. Due soli libri aperti in vita sua (e non finiti): la Bibbia e la biografia di Maradona. Alla cerimonia di un Pallone d'oro gli chiedono di parlare inglese. E lui risponde di no. Anche Lorenzo è fatto così: solo il calcio nella sua vita. Dalla mattina alla sera. Con il Barcellona squadra che ha sempre attirato le sue simpatie. Fin da bambino. Forse per i colori o forse per lo stadio. Ma anche per l'ammirazione per la Pulce. E Messi, da buon argentino e amico per la pelle di Lavezzi, non poteva non amare Napoli. C'è di mezzo Maradona, ovvio, e il fatto che il padre di Leo ne era incantato. Non c'è da sperare che Messi sia meno spietato del solito per via delle origini italiane o per via di questa per il Napoli di Maradona (non inganni il nome napoletano del terzo figlio, omaggio a un amico cantante argentino, così soprannominato perché a scuola imparava soltanto la lezione sul re di Persia Ciro).
 

FACCIA A FACCIA
Insigne è il soffio vitale del Napoli e insieme a Mertens il vero fuoco creativo, Messi è l'anima di una squadra che se è in salute (e meno male, non sembra esserlo) produce un ritmo corale, un senso definito e condiviso. Messi può risolvere ogni partita in ogni momento. Ma è anche un'illusione ottica, perché Leo non balla mai da solo. Il memorabile Barcellona di Guardiola non è stato condotto da Messi, ma ha espresso Messi al centro del proprio universo: c'è differenza, anzi è tutta la differenza. Dicono che con Setien non sia preso: dopo Valverde sembrava l'uomo giusto per riportare il tiki taka di Guardiola. È stato un flop. Insigne spera di poter far un altro gol dei suoi: come al Bernabeu, quando calciò quasi da metà campo.

MESSI È TUTTO
Non è solo Messi a volere i quarti di Champions. Ma è tutto il Barcellona perché teme che senza il passaggio del turno davvero Messi possa dire di sì agli altrui corteggiamenti. A partire dall'Inter. E qui non è solo una questione calcistica. Qui c'entra anche (forse, soprattutto la politica). Perché tra pochi mesi ci sarà l'elezione del presidente del Barça e i candidati sanno bene che sarà una lunga campagna elettorale. In prima linea c'è Victor Font, imprenditore del settore dei media e delle telecomunicazioni e sponsor di Xavi: sa bene, lui e tutti gli altri che ancora devono uscire allo scoperto, che per vincere avranno bisogno di un rapporto privilegiato con Leo Messi, che continua a essere il vero ago della bilancia. Nessuno vuole nemmeno lontanamente pensare che l'Inter di Zhang sia in grado di strapparlo al Barcellona. Il presidente uscente, Josep Maria Bartomeu, ha voluto di nuovo rassicurare i soci: «Leo finirà la sua carriera qui». Qualcuno dubita. Soprattutto se il Napoli di Insigne dovesse fargli una brutta sorpresa.

 
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