Mancini, l'Italia e quel filo
che lo unisce a Napoli e Maradona

Mancini, l'Italia e quel filo che lo unisce a Napoli e Maradona
di Francesco De Luca
Sabato 12 Giugno 2021, 13:26 - Ultimo agg. 13 Giugno, 08:08
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C'è un filo che lega il commissario tecnico Roberto Mancini e Napoli, non soltanto per ragioni familliari (napoletana la sua prima moglie Federica). Qui ha costruito amicizie solide, dal cardiologo di fama mondiale Federico Gentile al sarto dei vip Gianni Marigliano, senza dimenticare l'astrologo Riccardo Sorrentino, che si diverte a dargli qualche “suggerimento”. Quando era il capitano della grande Sampdoria, frequentava a Nervi il napoletanissimo Mino Marsili, un'istituzione della pallanuoto, che si era trasferito in Liguria dopo aver costruito il Posillipo. E poi Maradona. 

Perché non soltanto nell'ultimo campionato di Diego in Italia - 1990-1991 - vi fu il passaggio di consegne dal Napoli alla Sampdoria ma al Mancio il Pibe regalò la maglia rossa numero 10 indossata a Marassi il 24 marzo. Nessuno poteva immaginare che sarebbe stata l'ultima sua gara con il Napoli: poche ore dopo, in un ristorante nel centro di Genova, il vicepresidente Francesco Serao disse al capitano che era arrivata una certa notizia da ambienti della Federazione: insomma, tracce di cocaina in un test effettuato nella settimana precedente al San Paolo. «Ma hanno controllato bene? Io ero pulito».

No, non lo era.

Diego, sportivo vero, aveva applaudito Mancini nella partita d'andata al San Paolo, quando segnò il gol probabilmente più bello della sua carriera. C'era un conto in sospeso con quello stadio, perché pochi mesi prima Roberto non aveva avuto neanche un po' di spazio nella semifinale mondiale contro l'Argentina di Diego. Il suo rapporto con la Nazionale è diventato lieto quando è diventato ct nella primavera 2018. Prima, da calciatore, c'erano stati solo tormenti. E una sola vittoria, quella conquistata con l'Italia militare nel campionato mondiale disputato a Caserta. Finale vinta contro il Marocco il 16 luglio 1989 per 3-1 allo stadio Pinto con doppietta del Mancio. In panchina c'erano Francesco Rocca, tecnico federale con cui non c'era grande feeling, e Gennaro Olivieri, allenatore stabiese. Il dirigente un casertano, il colonnello dell'Esercito Catello Tronco, che scelse come ritiro per i calciatori militari il Centro Paradiso di Soccavo, dove si allenava il Napoli di Maradona.

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