Maradona e la panchina della Seleccion
che avrebbe potuto salvargli la vita

Maradona e la panchina della Seleccion che avrebbe potuto salvargli la vita
di Francesco De Luca
Martedì 27 Aprile 2021, 19:40 - Ultimo agg. 28 Aprile, 10:23
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In questi cinque mesi senza Diego, tra i tanti discorsi che si sono ascoltati, ce n'è uno su un momento cruciale della sua carriera di allenatore e della sua vita. È il post Mondiale del 2010, finito con l'eliminazione nei quarti, dopo i quattro gol subiti dalla Germania. Se Maradona avesse dato retta a un amico-nemico come Julio Grondona, il presidente della Federcalcio argentina, anche la sua vita sarebbe stata diversa e migliore, non solo quella carriera in panchina che lo avrebbe portato a dirigere squadre minori negli Emirati Arabi, in Messico e in Argentina. E invece il Pibe disse no per difendere un amico che lo avrebbe poi tradito.

Nel 2008 il presidente Grondona aveva voluto Diego alla guida della Seleccion argentina soprattutto per una questione commerciale. Grazie a lui erano arrivati otto sponsor, gli stessi che avrebbero rinnovato gli accordi se il capitano dell'Argentina campione del mondo avesse rinnovato. Ecco perché Maradona trovò ventimila tifosi all'aeroporto di Ezeiza: “sollecitati” dall'entourage di Grondona, volevano spingerlo ad accettare il rinnovo fino al 2011, anno della Coppa America, o meglio ancora fino ai Mondiali 2014. Ma Diego disse no perché il boss della Afa pose una condizione: «Devi cambiare lo staff, caccia Mancuso». Alejandro Mancuso, ex centrocampista con una carriera anonima alle spalle ma amico di Diego. E Diego gli amici non li avrebbe mai tradito. «Se non c'è Mancuso, io non firmo».

E non firmò. Maradona chiuse così, alla vigilia dei 50 anni, il rapporto con la federazione e accettò di allenare negli Emirati Arabi, inserendo Mancuso nello staff dell'Al Wasl.

Diego non tradì mai gli amici. Ma gli amici sì, anche spesso. E infatti un giorno Maradona scoprì che Mancuso aveva falsificato la sua firma in calce ai contratti per un'industria cinese di videogiochi. Dall'incredulità alla rabbia (e alle azioni legali) il passo fu brevissimo. Eppure, il capitano aveva detto no a Grondona per salvare il posto di lavoro di Mancuso, del “Negro” Enrique e del “Profe” Signorini, il suo staff ai Mondiali. Se fosse rimasto alla guida della Seleccion, la sua vita avrebbe avuto un altro percorso, non così tormentato. Perché avrebbe avuto un obiettivo chiaro, uno stimolo continuo. E lo ha ricordato anche il figlio di Grondona, Humberto, in una recente intervista: «Mio ​​padre gli spiegò quanto avesse sbagliato a non continuare in nazionale. Cercammo di fare capire a Diego che non avrebbe dovuto avere al suo fianco certe persone, quelle che poi gli hanno fatto male». Il tradimento di chi gli era più vicino ha rappresentato la vera condanna per Maradona.

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