Maradona, il triste diktat della Fifa:
via dalle maglie l'immagine di Diego

Maradona, il triste diktat della Fifa: via dalle maglie l'immagine di Diego
Venerdì 4 Giugno 2021, 19:21 - Ultimo agg. 5 Giugno, 09:04
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Quando Gianni Infantino, il manager svizzero di origini calabresi, diventò presidente della Fifa, volle nella sua squadra di ex calciatori anzitutto lui, Diego Armando Maradona. Fu anche il modo per rompere con il passato perché il suo predecessore Joseph Blatter era stato uno dei primi bersagli dell'ex Campione. Il rapporto si è interrotto perché Diego non è riuscito a dare continuità ad alcun progetto a causa delle sue condizioni fisiche e psicologiche sempre più precarie.

Nella prima partita dopo la sua morte - sfida al Cile per le qualificazioni mondiali a Santiago del Estero terminata 1-1 con i gol di Messi e Alexi Sanchez - l'Argentina ha onorato il Capitano della Seleccion mondiale dell'86 partecipando all'inaugurazione di una statua di 5 metri all'esterno dello stadio dedicata a Diego e mettendo la sua immagine sulle maglie. Ma, dopo gli inni, Messi e compagni hanno dovuto indossare una divisa senza quella foto del giovane Maradona perché così dispone il regolamento della Fifa. L'ottusa burocrazia più forte di un sentimento, eppure il presidente Infantino aveva detto che nel suo calcio questi valori sarebbero venuti prima di altro, prima di tutto.

Non è così, purtroppo. Sarebbe scattata una sanzione economica se i calciatori della Seleccion avessero giocato per 90 minuti con Maradona sul cuore: meglio evitare.

Era questo il calcio che Diego si illudeva di cambiare, combattendo un'inutile battaglia fuori dal sistema. Aveva conosciuto bene il mondo Fifa agli inizi degli anni '90, quando Blatter - allora segretario generale - fece di tutto al termine della prima squalifica per doping per strapparlo al Napoli, portarlo al Siviglia e prepararlo per il lancio dei Mondiali americani, quelli che Maradona non avrebbe concluso in anticipo perché trovato positivo all'efedrina. Sei anni dopo, nel 2000, Blatter - diventato intanto presidente - volle premiare Diego a Roma con il Pallone di platino, riconoscimento per il calciatore del secolo. È quel Pallone che andrà all'asta con altri oggetti: c'era da aspettarselo, il calcio come la vita non ha memoria.

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