«Maradona voleva morire»,
ma adesso basta con queste bugie

«Maradona voleva morire», ma adesso basta con queste bugie
di Francesco De Luca
Martedì 2 Febbraio 2021, 08:35 - Ultimo agg. 11:23
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A più di due mesi da quella tragica mattina del 25 novembre non è stata fatta chiarezza da parte dei magistrati della procura di San Isidro sulla morte di Diego Armando Maradona. È un'inchiesta complessa, con un intreccio di perizie e uno scarico di responsabilità da parte dei medici che avrebbero dovuto assistere il Campione dopo l'operazione subita al cervello a inizio novembre, in particolare il neurochirurgo Leopoldo Luque, che si era dichiarato suo medico personale anche in un documento ufficiale presentato presso il tribunale di Miami. Si ascoltano e si leggono in questi giorni inquietanti parole, quelle presenti nelle chat tra Luque e la psichiatra Agustina Cosachov e nelle interviste rilasciate da due frequentatori della casa di Diego, il nipote Johnny Esposito e la cuoca Romina Milagros Rodriguez detta Monona.

Quando dice «il grassone sta morendo» - parole che hanno offeso la sensibilità di chiunque, non soltanto della famiglia Maradona - Luque sembra che si tolga un peso dalla coscienza di medico che non avrebbe fatto bene il proprio lavoro, secondo la tesi dei magistrati argentini che lo hanno indagato per omicidio colposo. Ma c'è altro. Il nipote Johnny - figlio di Maria e di Gabriel Esposito, personaggio noto anche alla Questura di Napoli - e Monona dichiarano che «Diego si è lasciato morire». Né loro né - ovviamente cosa più grave - i medici incaricati di seguirlo si accorsero dello stato di profonda depressione in cui il Campione era piombato subito dopo aver compiuto sessant'anni, quando era stato operato al cervello per un incidente domestico (si disse per una caduta provocata da uno stato di semi incoscienza per alcol o psicofarmaci).

La prova di questa voglia di farla finita? «Il giorno prima gli dissi di fare una passeggiata fino al patio ma non volle», dice in un programma televisivo il nipote, che attribuisce questo male dell'anima del celebre zio «al fatto che non potesse più calciare un pallone».

Il triste entorno di Maradona cerca di nascondere le proprie responsabilità. È drammatico pensare che quel 25 novembre fu chiesto alla cuoca Monona di tentare la respirazione bocca a bocca all'agonizzante Diego. E i medici, gli infermieri? Non solo i familiari del Campione e i media argentini chiedono giustizia, lo ha fatto con una nota anche l'avvocato napoletano Angelo Pisani, che aveva curato a lungo i suoi interessi: «Quel che sembra più strano e clamorosamente evidente sono le responsabilità sulla sua morte di chi aveva l’onere e l’onore di accudirlo. Il paziente Diego aveva una ipertrofia del muscolo cardiaco con scarsa una funzionalità ma non non aveva alcun cardiologo che lo curava e questo basterebbe ad inchiodare i responsabili anche medici che avevano l’obbligo di salvarlo anziché abbandonarlo». Una legittima presa di posizione da amico di Diego.

Basta bugie, Maradona merita rispetto e non questo vergognoso show.

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