Marco Rossi, dietro il successo social del ct dell'Ungheria c'è il puteolano Di Razza

«Quella dell'allenatore dei Magiari non è solo una storia di calcio»

Il ct dell'Ungheria Marco Rossi
Il ct dell'Ungheria Marco Rossi
Lunedì 5 Giugno 2023, 19:13
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Luigi Di Razza è un giovane produttore puteolano che vive in Lussemburgo, è il social media manager da alcuni anni di Marco Rossi, allenatore dell’Ungheria, ha collaborato alla scrittura ed è stato segretario di produzione del documentario "Marco Rossi - Un bambino al Lunapark" in onda su Dazn.

Come è nato il progetto su Marco Rossi?

«Lavorando con Rossi se ne parlò prima in modo informale poi piano piano è diventato un progetto.

La regia è di Francesco Inglese, uno dei fondatori, assieme a Gianmaria Fiorillo e Ferdinando Musto, della casa di produzione Meleagris, con sede a Casoria, si occupa di workshop e video. Ha partecipato anche Alessandro Pascolo, si è occupato della post produzione audio. Lorenzo Manduca si è occupato dell'elaborazione grafica della locandina, così importante quando vai su una piattaforma. Sono tutti puteolani, tranne Musto. Abbiamo costruito la storia attorno al carattere di Marco Rossi per raccontare non solo una storia di calcio. Il documentario ripercorre la sua carriera, tra tonfi e amarezze, mentre è impegnato ad allenare la Nazionale ungherese per la Nations League 2022».

Quando avete cominciato a lavorarci?

«Nel luglio 2021, dopo aver vinto una serie di bandi e aver trovato il sostegno anche di Cinefonie, una società di produzione di Torino grazie all’interesse della producer Elena Ciofalo. Si tratta di un prodotto televisivo più che cinematografico che speriamo trovi sempre più consensi e attenzioni».  

Quali difficoltà avete incontrato?

«Trovare fondi non è stato facile, e spesso erano davvero cifre risibili, soprattutto abbiamo dovuto rinunciare a molte immagini perché i diritti hanno costi insostenibili. Credo comunque che alla fine Inglese abbia creato un prodotto di buona qualità e a quanto pare nella prima settimana abbiamo raggiunto più di 200.000 visualizzazioni. Un gran bel risultato. Presto andrà anche in chiaro. Dazn è intervenuta a metà progetto, grazie a Riccardo Lupoli. Adesso siamo in trattativa con l’Ungheria perché Rossi lì è un mito. Il documentario racconta molto le difficoltà della sua vita, come per esempio il periodo in cui gli chiedevano soldi per allenare e a quel punto stava pensando di mollare tutto per andare a lavorare dal fratello, noto commercialista. Poi la svolta inattesa, casuale, chiacchierando con un amico in un ristorante di Budapest, così va ad allenare prima l’Honved, vince lo scudetto e arriva ad essere così il ct dell’Ungheria».   

Rossi ha subito accettato?

«All’inizio era scettico, poco convinto, lui è un timido, di poche parole, come dice anche la mamma nel documentario, poi si è sciolto fino a diventare aperto. Alla fine è riuscito ad esprimersi come voleva lui, senza alcuna finzione, essere insomma lui. Il suo vice, Cosimo Inguscio, è stato validissimo nelle spiegazioni tecniche e umane. Siamo stati due volte a Budapest poi a Druento, paese di origine di Rossi, oltre che nellacasa di Pozzuoli dove l’allenatore quando è in Italia abita con la moglie. Suo figlio Simone, noto pallanuotista, l’anno prossimo andrà a giocare in Ungheria. Insomma una nazione nel destino dei Rossi!».

Tutto questo fa parte di un progetto più ampio?

«Ci piacerebbe aprire una serie di documentari che parlino di coach italiani che allenano squadre straniere. Per adesso è solo un’idea, però».

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