Meret-Di Lorenzo, che favole
con la maglia della Nazionale

Meret-Di Lorenzo, che favole con la maglia della Nazionale
di Pino Taormina
Venerdì 11 Ottobre 2019, 08:25
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La favola di due bravi ragazzi. Alex e Giovanni vanno in Nazionale a braccetto e sognano l'esordio. Mancini è stato chiaro con loro: meglio spezzare le reni alla Grecia e mettersi in tasca il pass per Euro2020 prima di tuffarsi tra le braccia degli esordienti. Ma l'ora fatidica non tarderà ad arrivare: anche perché in un Paese dove di italiani titolari tra i top club se ne contano davvero sulle dita delle mani, come fare a rinunciare al portiere e al terzino titolare di un Napoli che gioca la Champions e accarezza le vette dell'alta classifica? Piano piano la scalata all'Italia è partita, sia per Meret che per Di Lorenzo. I due non hanno frenesie particolari, ma sanno anche che se stanno lì, nel club azzurro, è perché se lo sono meritati.

 

D'altronde Meret è titolare nel Napoli da quando, da dicembre dello scorso anno, ha messo da parte i problemi alla mano: 28 partite da numero uno, rinunciando di tanto in tanto al posto per far spazio a Ospina e a Karnezis (il friulano è l'unico portiere della serie A ad avere due antagonisti). Ma lui attende il suo turno. Come Di Lorenzo: la sua è la storia di chi ha voluto la bicicletta e ora deve pedalare. Fino a qualche mese fa il terzino detto Batigol perché da piccolo sognava di segnare come la stella argentina di Fiorentina e Roma, aveva prospettive di vita più riposanti: poi ha scelto il Napoli e Ancelotti e in poche settimane si è ritrovato convocato non per uno stage per delle partite vere.
CHE EMOZIONE
«Ero seduto in poltrona quando mi ha chiamato il mio agente per dirmelo. Avevo letto sul giornale che Mancini era pronto a chiamarmi ma credevo che sarebbe successo più in là. E così sono rimasto sorpreso. Con la mia fidanzata ci siamo guardati negli occhi e siamo scoppiata a ridere», dice il ragazzo che a 26 anni sembrava condannato alla periferia del calcio. De Laurentiis si è accorto di lui durante un Empoli-Torino. Ne rimase stregato. Si racconta che l'operazione si concluse in meno di 4 ore. Nessun dubbio ad accettare la chiamata del Napoli e di Ancelotti: nessuna paura, nessun timore di arrivare in una piazza così prestigiosa da neofita, a digiuno di cognizioni e delle malizie che ci vogliono per sopravvivere in realtà così. E infatti, Ancelotti non ha avuto dubbi ad affidargli la vecchia maglia numero 2. Prima di lui Nardin, Bellugi (che era stopper), Ferrara, Francini e Maggio (questi ultimi a sinistra) sono stati i terzini che hanno avuto la gioia di una chiamata per la Nazionale. Il povero Bruscolotti, invece, mai: schiacciato dalla concorrenza del Nord, in un'epoca in cui aveva il suo peso giocare al Milan, all'Inter o alla Juventus, piuttosto che al Napoli o alla Roma. «La prima maglia azzurra indossata? Nel 2013 nel torneo 4 nazioni in Polonia con Di Biagio e fu una bellissima emozione e una bella esperienza». Ricorda con emozione anche i grandi momenti vissuti a fare il tifo per l'Italia. «Il Mondiale in Germania nel 2006 è scolpito nel mio cuore, nella mia anima: ero coi miei amici quell'estate, vedevamo le partite tutti insieme, è stato veramente bellissimo vedere Cannavaro alzare a Berlino la coppa».
PORTA POCO GIREVOLE
Il Napoli ha avuto sempre una grande tradizione di portieri. Ma un motivo o un altro, c'era sempre qualcuno a chiudere la porta all'azzurro di turno (i vari Castellini, Garella, Galli senza mai una gioia di una chiamata). Sono quattro i portieri del Napoli che hanno avuto la gioia di difendere anche la porta dell'Italia. Ed è quello che insegue Meret, il portiere friulano che il Napoli ha strappato a mezza Europa l'estate scorsa. L'esordio di Dino Zoff, il 20 aprile del 1968, avvebbe quando era ancora alla corte degli azzurri: debutto al San Paolo, con la Bulgaria: finì 2-0. Ma all'Europeo e di quell'estate e in Messico nel 70 in porta andò Albertosi. In precedenza, erano state le manone di Casari a difendere la porta dell'Italia e poi quelle di Ottavio Bugatti: siamo sempre negli anni 50. L'ultimo portiere azzurro? Morgan De Sanctis, il 16 ottobre del 2012 (Italia-Danimarca 3-1). Meret scalpita e attende il suo momento: sa che in questo momento le gerarchie parlano chiaro e vedono Donnarumma ma anche Sirigu davanti a lui. Al momento, è il terzo portiere. E la scalata ha solo preso il via: è stato titolare con l'Under 21 ed ovvio che dalla sua pese quella esperienza che si farà in Europa, in Champions, che né il milanista né il granata quest'anno potranno accumulare (i due giocano con i propri club solo in serie A).
Mancini sa che il 22enne va agitato con attenzione, senza fretta. E anche Alex sa che la pazienza è un'arma in più. Esattamente come il suo talento.
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