Argentina campione del mondo, Messi come Maradona: «Dio tifava per me»

La Pulce è finalmente diventata un gigante. A 35 anni

Messi come Maradona: «Dio tifava per me»
Messi come Maradona: «Dio tifava per me»
di Pino Taormina
Lunedì 19 Dicembre 2022, 07:00 - Ultimo agg. 20 Dicembre, 11:55
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Che d10s vi benedica! Voleva l'eternità, il figlio tante volte reietto di questa Argentina. E l'ha conquistata. Ed è gloria eterna per Lionel Messi: perché questa Coppa del Mondo lo consegna nell'Olimpo. Come Maradona. Ha scritto la storia, stavolta. E non è uno scarabocchio: non ha vomitato come in Brasile, non ha pianto come tante altre volte dopo una partita gettata al vento con lui in pantofole. Si è messo sulle spalle la Seleccion con la Francia dopo che per troppo tempo la nazionale è stata per lui una infelicità senza fine. E nella finale più bella della storia artiglia l'infinito: l'ha rialzata lui nel tempo supplementare dopo la rimonta-choc di Mbappé, ha poi segnato il primo rigore in quella che per tutti è la lotteria della dea bendata ma dove, invece, la fortuna ci vede benissimo. E stavolta è lui sul tetto del mondo: non è più l'eroe al contrario, ha smesso di essere l'anti-Maradona. «È pazzesco che sia andata così. Lo desideravo moltissimo - dice mentre accarezza e bacia la coppa - Sapevo che Dio me lo avrebbe dato, avevo il presentimento che sarebbe andata così. Ora me la devo godere tutta. Si è fatta desiderare tanto ma è arrivata. Guarda questa coppa, è bellissima. Abbiamo sofferto molto, ma ce l'abbiamo fatta. Non vediamo l'ora di essere in Argentina per vedere quanto sarà felice la gente e festeggiare con loro. Giocherò ancora qualche gara con la nazionale, ma è il mio ultimo mondiale». La Pulce è finalmente diventata un gigante. A 35 anni. In quello che era il suo ultimo assalto alla gloria eterna. Come un vecchio nostromo temprato dalle tempesta, non ha fallito un colpo dagli ottavi in poi: ha sempre fatto gol, perché quando c'è stato da prendere per mano i suoi compagni, finalmente non si è tirato indietro, non ha tremato, non si è fatto da parte. In Argentina ora è un eroe, dopo che per anni lo hanno massacrato per via della garra sudamericana che non aveva («È cresciuto a Barcellona») e della leadership che veniva meno ogni volta che serviva. Il Mondiale di Diego del 1986 era una specie di cappio al collo per Leo Messi: ha giocato cinque mondiali prima di riuscire ad alzare al cielo di Doha la coppa d'oro. E non a caso viene portato in trionfo come Diego all'Azteca, trascinandoselo in giro per il campo sulle spalle. 

Messi è finalmente diventato un Messia.

E finalmente scoppia l'idillio anche con il suo Paese, con cui tante volte ha rischiato di divorziare. Dove non è cresciuto, dove ha sempre patito il momento decisivo. Quando non conta essere belli, ma veri. Ma in Qatar è stato vero. Oltre che bello. In questo è distante anni luce da Maradona. È il più forte del secolo, più forte di Ronaldo e, per adesso, anche di Mbappé. E ora, proprio alla fine o quasi del suo percorso, riesce a togliersi di dosso anche l'etichetta di essere il dio delle piccole partite. Una doppietta, un assist che lo trasformano in un eroe nella sua Patria. Era dal 1986 che l'Argentina sognava il suo liberatore: Messi voleva mollare tutto qualche anno fa per via delle critiche. Non lo ha fatto. Ora è lì, che cammina felice come un bambino con addosso qualcosa che non è esattamente una vestaglia. È il bisht, tradizionale indumento dei Paesi del Golfo Persico, tipicamente maschile. . Al momento della premiazione, l'emiro Al Thani (il proprietario anche del Psg, la sua squadra) ha avvicinato Messi, invitandolo ad indossare l'indumento.

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Non può aver cancellato Maradona, non fa ombra a Dieguito questo successo. Doha 2022 non è come Città del Messico 1986. Di quel mondiale ci sono i segni indelebili della leggenda in ogni momento, in ogni secondo: la Mano de Dios e quello slalom pazzesco in cui ne scartò cinque, ne sedette sei vinse una partita e sorprese un secolo. In dieci secondi e in 60 metri scavalcò e ridicolizzò l'impero britannico. E fece lo stesso con il Belgio e poi anche con la Germania ovest, anche se non fece gol. È stato il miglior mondiale di sempre per Messi ed è stato il miglior giocatore dell'Argentina, Messi e di questo Mondiale. Ognuno ha a che fare con un destino: Baggio resta Baggio nonostante il rigore sbagliato a Pasedena, Johan Cruyff, «il profeta del gol», anche. Nessuno avrebbe discusso la grandezza di Messi a prescindere da questa finale. Ma lui ha cercato e voluto l'infinito e se lo è preso. E nell'infinito trova Maradona. E un pezzo della sua gloria eterna. 

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