Mondonico, il ricordo di Bruno:
«Ho perso un padre»

Mondonico, il ricordo di Bruno: «Ho perso un padre»
di Benedetto Saccà
Venerdì 30 Marzo 2018, 12:32 - Ultimo agg. 12:41
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Pasquale Bruno è triste di una malinconia strana. Irrequieta.
Quale ricordo conserva di Emiliano Mondonico?
«È una perdita grave. Vorrei sfogarmi. Mondonico era un uomo vero, non era come i tanti finti che ci sono ora...».
Ci racconti.
«Era capace di gestire uno spogliatoio di grande personalità, gente di trent'anni, mica dei ragazzini. Eravamo dei personaggi difficili. Anzi, dei ribelli. Lui sapeva confrontarsi con noi».
Qual era il suo segreto?
«Forse ci prendeva in giro, di certo aveva un carattere forte. Aveva un rapporto particolare con tutti. Abbiamo raggiunto risultati fantastici e, secondo me, il mio Toro, il Toro di Mondonico è stato uno dei Torino più importanti della storia. Ovunque giocassimo, dal Bernabeu al più piccolo degli stadi, ci lasciava sereni e così riuscivamo a giocare tranquilli».
Lei però non era tranquillo...
«Già, vi racconto un episodio».
Prego.
«Quando giocavamo in casa e magari sbagliavo un pallone, Mondonico mi riprendeva: Bravo e adesso saluta la Maratona, la curva. Allora io gli rispondevo: Sì, sì, salutami tua sorella... (sorride, ndr). Potevamo permettercelo. Era un grande uomo, lo ripeto. Alle volte burbero, come altri allenatori. Ma di loro ci ricorderemo sempre».
E quella sedia sventolata?
«Istinto. Noi eravamo la squadra del popolo, mentre la Juventus era la squadra della famiglia Agnelli. Quella sedia alzata al cielo fu un atto di ribellione».
Cosa le disse dopo l'espulsione nel derby del 91?
«Mi rimproverò tantissimo. Conservo anche un aneddoto legato a quella partita».
Cioè?
«Io ero l'idolo della figlia, Clara. Lei viveva indossando la mia maglia, la numero 2 del Toro. Mangiava vestita con quella maglietta. Dopo la mia espulsione in quel derby, lui le disse: Guarda un po' che ha combinato Bruno. I compagni mi ridevano dietro: Chiamalo papà adesso....
Oggi, sì, ho perso un padre».
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