Monza-Napoli, il baby Palladino guida la squadra più italiana della A

Premiato il progetto di Berlusconi e Galliani: solo un terzo della rosa è straniero

Raffaele Palladino, allenatore del Monza
Raffaele Palladino, allenatore del Monza
Francesco De Lucadi Francesco De Luca
Venerdì 12 Maggio 2023, 13:50 - Ultimo agg. 13 Maggio, 09:36
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C'è un napoletano che nei giorni dello scudetto ha fatto festa a 800 chilometri da Napoli. Raffaele Palladino, originario di Mugnano, è il trentanovenne allenatore del Monza (il più giovane della serie A) che in ampio anticipo ha conquistato la salvezza. Palladino non ha mai indossato la maglia del Napoli, da attaccante ne è stato spesso avversario. Anche il suo è stato uno scudetto perché non era scontato questo impatto col calcio di più alto livello. Bel gioco e meritata salvezza: ancora una volta Galliani ha visto giusto.

Ma non soltanto la scelta di Palladino è stata premiata. È stata convincente la linea imposta da Berlusconi e dal suo storico braccio destro di puntare sui calciatori italiani. Nella rosa del Monza, infatti, la percentuale di “non stranieri”, come li definisce il sito Transfermarkt, è pari al 70,4 per cento.

Il Napoli campione d'Italia è tra le squadre che ne ha meno: 24,3 per cento. Ecco, questo è un segnale importante e arriva da chi - ai tempi del grande Milan - non ha soltanto puntato sul magnifico Trio olandese ma anche e soprattutto sui ragazzi del vivaio: Baresi, Costacurta e Maldini, tanto per citare i principali.

Nell'intervista al Mattino giovedì 11 maggio Gianfranco Zola, ex campione azzurro e attuale vicepresidente della Lega Pro, ha sottolineato la necessità di dare maggiore peso all'interno dei club ai vivai. Può essere questa una “sfida” per il futuro del Napoli. Nella rosa guidata da Spalletti ce ne è soltanto uno, il centrocampista Gianluca Gaetano. E nella precedente squadra l'unico era capitan Insigne. Non avendo un centro sportivo in grado di ospitare le attività giovanili, il Napoli ha puntato pochissimo su una storica risorsa. Certo, è difficile pensare a una squadra che abbia un'alta percentuale di calciatori cresciuti nel vivaio nell'era della globalizzazione ma quello campano era e resta un prezioso serbatoio. Ed è un'occasione che un grande club non deve lasciarsi sfuggire.

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