La morte di Maradona:
le due figlie «parti lese»

La morte di Maradona: le due figlie «parti lese»
Domenica 13 Dicembre 2020, 10:08
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C'è una importante novità giudiziaria nella drammatica vicenda della morte di Maradona. Le due figlie Dalma e Gianinna sono state ammesse come parti lese dai giudici che indagano sul decesso dell'ex campione del Napoli e della Seleccion argentina avvenuto il 25 novembre. Potranno, dunque, nominare periti nel corso delle indagini e avere accesso agli atti. Ma le due donne, nate dal matrimonio tra Diego e Claudia Villafane, sono andate oltre. Hanno dato la propria disponibilità al test del Dna per valutare se sono fondate le istanze di due presunti fratelli, Santiago Lara e Magalì, da poco maggiorenni. Sul fronte ereditario, intanto, la ex compagna del Pibe, Rocio Oliva, non ha voluto commentare la notizia dell'azione legale che aveva avviato prima del decesso di Diego per ottenere un risarcimento dopo i sei anni trascorsi al suo fianco: «Questo non è il momento, non sto pensando alla successione».

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L'AVVOCATO IN FUGA
Subito dopo la scomparsa di Maradona, è cominciato il braccio di ferro tra le due figlie Dalma e Gianinna e l'avvocato Morla, che negli ultimi anni ha curato tutti i suoi affari come azionista della Sattvica, la società a cui l'ex campione argentino aveva ceduto i suoi diritti di immagine per stipulare contratti. Di questa società, che di fatto gestisce il brand Maradona, è vicepresidente Maxi Pomargo, cognato di Morla e strettissimo collaboratore di Diego negli ultimi anni. In questi giorni ad alta tensione, con accuse sulla gestione degli affari e della vita di Maradona che arrivano non soltanto dai familiari, Morla si sarebbe rifugiato in un lussuoso resort di Gualeguay con la moglie. Soltanto per evitare i cronisti?

 


I magistrati che indagano sulla morte di Maradona, intanto, hanno raccolto il materiale sequestrato nei giorni scorsi presso gli studi del neurochirurgo Leopoldo Luque e della psichiatra Agustina Cosachov, iscritti nel registro degli indagati. Comincerà in queste ore l'esame non soltanto dei documenti ma anche delle conversazioni telefoniche tra i due medici, per stabilire se vi sia stata negligenza nelle cure da prestare a Maradona dopo l'operazione al cervello effettuata il 3 novembre.

In questo caso scatterebbe l'accusa di omicidio colposo. «Sono stati requisiti anche i cellulari», ha sottolineato il legale della ex psichiatra del campione, Vadim Mischanchuk. Secondo la tesi dei magistrati della Procura di San Isidro, Diego era stato di fatto abbandonato dai medici che invece avrebbero dovuto assisterlo nella casa che era stata affittata da Dalma e Gianinna, con il consenso dell'avvocato Morla. Ma su questo punto il legale della psichiatra Cosachov ha ribattuto con chiarezza: «Da quanto ho potuto constatare io, tra la mia cliente e gli altri specialisti che seguivano Maradona c'era una comunicazione costante e fluida. So per certo che c'erano in tutto sei infermieri a darsi il cambio e con tutti c'era totale collaborazione circa il trattamento da prestare a Maradona. Il coordinamento tra medici, infermieri e famiglia è sempre stato massimo». Resta il fatto che non c'era un medico in casa quando Diego ha accusato il malore fatale.

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I COMPAGNI AL CIMITERO
Doveva essere una visita segreta quella di undici giocatori dell'Argentina campione del mondo 86 al cimitero Jardin de Bella Vista di Buenos Aires, dove il loro capitano è stato sepolto giovedì 26 novembre, accanto ai genitori don Diego e donna Tota. Ma la notizia è subito circolata. La delegazione era guidata da Batista e Burrachaga. Si è scoperto che vi sono due scritte accanto alla tomba di Diego: «Grazie al pallone» (proprio quelle parole che Diego avrebbe voluto mettere sulla sua tomba come rivelò in una auto intervista anni fa) e «Ci manchi».


r.s.
 

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