Morto Mino Raiola,
il calcio piange il re del mercato

Morto Mino Raiola, il calcio piange il re del mercato
di Bruno Majorano
Domenica 1 Maggio 2022, 11:00 - Ultimo agg. 2 Maggio, 07:13
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Nel mare costantemente in tempesta del calciomercato, la pinna di Mino Raiola è sempre stata in vista. Uno squalo sì, ma pronto a mordere sempre e solo per tutelare il bene e gli interessi dei suoi assistiti. Si è spento a 54 anni, dopo aver lottato contro un male che alla fine si è rivelato incurabile. I primi sintomi all'inizio di quest'anno, poi il ricovero e l'intervento d'urgenza all'ospedale San Raffaele di Milano che però non è bastato quando la situazione è definitivamente peggiorata. Giovedì scorso l'ultimo tweet: «Non sono morto: sono incazzato. In quattro mesi è la seconda volta che annunciate la mia morte», poco dopo le fake news circolate circa il suo decesso. Ieri però è arrivato l'annuncio della famiglia: «Con infinito dolore annunciamo la scomparsa di Mino, il più straordinario procuratore di sempre».

«Sono affranto e dispiaciuto per la scomparsa di Mino Raiola», le parole di Beppe Marotta, ad dell'Inter. «Il Milan si stringe attorno alla famiglia di Mino Raiola e alle persone a lui care nel giorno della sua scomparsa», lo scrive il club rossonero su Twitter. «Non prendere in giro in Paradiso, loro sanno la verità... Tvb Mino», così il presidente della Juventus Andrea Agnelli. Tra i suoi assistiti anche l'attaccante del Napoli Lozano. «Ho avuto la fortuna di conoscerti e di imparare da te. Uno dei miei grandi maestri nel calcio. Non smetterò mai di sentire la tua mancanza». E De Aurelio Laurentiis, che definì con Mino l'affare per il messicano per 50 milioni nel 2019: «Io e tutto il Napoli siamo addolorati».

Nato a Nocera Inferiore, ad appena un anno si era trasferito con la famiglia a Haarlem, in Olanda. La strada sembrava già tracciata, lavorare nell'attività di famiglia: paninoteca prima, pizzeria poi. In realtà, però, Carmine - presto Mino Raiola capisce in fretta che il suo destino sarà lontano da forni e farina, e che a lievitare non saranno i panetti di pizza ma i guadagni per i trasferimenti dei suoi assistiti. Dal settore giovanile dell'Haarlem a consigliere del club, per poi fondare la sua agenzia «Sportman» che dal 1993 è diventata una delle massime potenze mondiali delle trattative di calciomercato. 1993, appunto: questo anno va cerchiato in rosso, perché è quello della prima grande operazione targata Mino Raiola. Per la bellezza di 25 miliardi di lire mette a segno il trasferimento di Dennis Bergkamp (già proposto anche al Napoli di Ferlaino l'anno prima) e Wilhelm Jonk dall'Ajax all'Inter.

Nel 1996 arriva l'accordo con la Lazio per Nedved, futuro Pallone d'oro. Cinque anni dopo il ceco si trasferisce alla Juventus per la cifra record di 75 miliardi delle vecchie lire. A quel punto non c'è dito dietro al quale è possibile che Mino Raiola si nasconda.

Il vero simbolo della carriera manageriale di Mino Raiola è Zlatan Ibrahimovic, che è stato il primo ad andare al suo capezzale al San Raffaele. E non solo perché lo svedese incarni l'emblema della megalomania trasferita al calcio. Rappresenta una miniera d'oro per il suo agente. Basti pensare a quante maglie abbia cambiato durante l'arco della sua infinita carriera. Dall'Ajax alla Juventus per 16 milioni di euro e poi lo scandalo Calciopoli. Zlatan insiste per lasciare Torino prima della retrocessione e trasferirsi all'Inter. Nel 2009, tramite Raiola, arriva la chiamata del Barcellona. Il primo incontro tra agente e calciatore (2003, Ibra era nell'Ajax) ha impiegato pochissimo a diventare cult. «Me lo avevano detto, tra tutti sceglierai lui, il procuratore italiano. Perché è identico a te», ammetterà poi Ibra. «Zlatan decise di firmare con me perché fui il primo e forse l'unico a dirgli che era uno stronzo», il ricordo di Raiola di quell'incontro.

Ma non è tutto. L'agente italiano è diventato famoso anche per la tecnica del «mal di pancia», ovvero la voglia di un calciatore di lasciare il club nell'imminenza della scadenza del contratto. Motivo? Andare via alla fine a parametro zero, che tradotto vuol dire: più soldi per il giocatore, più soldi per l'agente e niente soldi per il club di appartenenza. L'ultimo nella lunga lista dei trasferimenti «alla Raiola» è stato quello di Gigio Donnarumma passato nell'estate scorsa dal Milan al Psg a titolo gratuito. Prima di lui c'era stato Paul Pogba (dallo United alla Juventus), mentre a giugno tutti aspettano la decisione di Erling Haaland. Non è riuscito a far partire Insigne (il sodalizio è durato un anno: dall'11 aprile del 2019 alla vigilia di Pasqua dell'anno dopo). Così come tra i grandi rimpianti c'è quello di Mario Balotelli

Per Forbes il suo fatturato è di 84,7 milioni di dollari, gestendo un parco calciatori valutato 616 milioni. L'agenzia, che continua a vantare oltre 70 assistiti tra cui i più forti giocatori del mondo, continuerà ad andare avanti e sarà mantenuta per ora da Enzo Raiola, cugino napoletano e fidatissimo braccio destro di Mino. 

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