Napoli-Atalanta, Zapata torna a casa:
quando al San Paolo era solo Duvan

Napoli-Atalanta, Zapata torna a casa: quando al San Paolo era solo Duvan
di Bruno Majorano
Venerdì 3 Dicembre 2021, 07:00 - Ultimo agg. 4 Dicembre, 08:36
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L'estate del 2013 è oramai solo un lontano ricordo. Duvan Zapata aveva 22 anni e per la prima volta preparava la valigia per un posto che fosse al di là dell'Oceano. Era un ragazzino, anzi un ragazzone, perché il fisico è sempre stato il suo punto di forza. Grande e grosso, con due piedi che all'epoca erano ancora grezzi. Come i movimenti da attaccante puro: c'erano sì, ma andavano affinati. Il Napoli, però, aveva intravisto in quel giovanotto di Santiago di Cali un potenziale bomber da area di rigore. D'altra parte in quella stessa estate, i napoletani salutavano Cavani, uno che in quanto a gol è risultato secondi a pochi, anzi pochissimi. 

Zapata non è mai arrivato con l'etichetta di «nuovo Cavani». Certo, le aspettative c'erano, ma nessuno si sarebbe mai sognato di aver già trovato l'erede del Matador. All'inizio si faceva perfino fatica a capire come lo si dovesse chiamare: Zapata o Duvan (nome che porta dietro la maglia). Ma soprattutto faceva fatica a fare gol, proprio quelli che adesso sono diventati il suo marchio di fabbrica e che lo fanno essere il pericolo numero uno in vista della gara di domani al Maradona. Eppure il destino di Zapata non sembrava scritto a tinte azzurre: il suo nome era stato segnalato al Sassuolo quando vestiva la maglia dell'Estudiantes in Argentina. La trattativa sembrava anche ben avviata, al punto che il Sassuolo aveva anche i documenti firmati, ma intanto sulle tracce di Zapata inizia a muoversi il Napoli. Decisiva per la scelta finale la figura di Mauricio Pellegrino, all'epoca allenatore dell'Estudiantes e, soprattutto, vice di Benitez ai tempi di Liverpool e Inter. Il Napoli cercava una punta e Pellegrino sponsorizzò Zapata con Benitez, tanto che la società di De Laurentiis si mosse concretamente con l'allora direttore sportivo Riccardo Bigon.

C'era, però, un problema, quel contratto che era stato già firmato con il Sassuolo. Il rischio di strascichi legali era concreto, ma intervenne il patron Giorgio Squinzi che con un atto di grande signorilità decise di mollare il giocatore, senza procedere legalmente. E per sei milioni di euro il Napoli si aggiudicò Zapata. L'idillio azzurro, però, dura poco (appena un paio di stagioni) come poco è l'apporto in termini di gol: 15 totali. Con l'arrivo di Sarri e l'esplosione di Higuain, le cose per Zapata si mettono maluccio e così il colombiano decide di cambiare aria: Udinese, Sampdoria e in fine Atalanta dove oggi è il re dei bomber. 

Con Gasperini si mette a fare quello che sostanzialmente gli riesce meglio: buttarla dentro. I numeri sono passati da scadenti a eccellenti: 11 gol il primo anno, 28 il secondo, 19 il terzo e il quarto, mentre in questa stagione siamo già a 11 tra campionato e Champions, con la bellezza di 7 reti consecutive fino al turno infrasettimanale, quando Gasp ha deciso di tenerlo a riposo in vista di Napoli. A Napoli, invece, lo rimpiangono in tanti, soprattutto alla luce dell'enorme fatica che hanno fatto gli azzurri a rimpiazzare Higuain dopo il trasferimento alla Juventus. Un numero 9 come Zapata avrebbe fatto decisamente comodo agli allenatori che si sono avvicendati sulla panchina del Napoli e anche il colombiano ha conservato un bellissimo rapporto con la città che è stato il suo lasciapassare per il calcio italiano e per l'Europa che conta. 

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