L'estate del 2013 è oramai solo un lontano ricordo. Duvan Zapata aveva 22 anni e per la prima volta preparava la valigia per un posto che fosse al di là dell'Oceano. Era un ragazzino, anzi un ragazzone, perché il fisico è sempre stato il suo punto di forza. Grande e grosso, con due piedi che all'epoca erano ancora grezzi. Come i movimenti da attaccante puro: c'erano sì, ma andavano affinati. Il Napoli, però, aveva intravisto in quel giovanotto di Santiago di Cali un potenziale bomber da area di rigore. D'altra parte in quella stessa estate, i napoletani salutavano Cavani, uno che in quanto a gol è risultato secondi a pochi, anzi pochissimi.
Zapata non è mai arrivato con l'etichetta di «nuovo Cavani». Certo, le aspettative c'erano, ma nessuno si sarebbe mai sognato di aver già trovato l'erede del Matador. All'inizio si faceva perfino fatica a capire come lo si dovesse chiamare: Zapata o Duvan (nome che porta dietro la maglia). Ma soprattutto faceva fatica a fare gol, proprio quelli che adesso sono diventati il suo marchio di fabbrica e che lo fanno essere il pericolo numero uno in vista della gara di domani al Maradona. Eppure il destino di Zapata non sembrava scritto a tinte azzurre: il suo nome era stato segnalato al Sassuolo quando vestiva la maglia dell'Estudiantes in Argentina. La trattativa sembrava anche ben avviata, al punto che il Sassuolo aveva anche i documenti firmati, ma intanto sulle tracce di Zapata inizia a muoversi il Napoli. Decisiva per la scelta finale la figura di Mauricio Pellegrino, all'epoca allenatore dell'Estudiantes e, soprattutto, vice di Benitez ai tempi di Liverpool e Inter. Il Napoli cercava una punta e Pellegrino sponsorizzò Zapata con Benitez, tanto che la società di De Laurentiis si mosse concretamente con l'allora direttore sportivo Riccardo Bigon.
Con Gasperini si mette a fare quello che sostanzialmente gli riesce meglio: buttarla dentro. I numeri sono passati da scadenti a eccellenti: 11 gol il primo anno, 28 il secondo, 19 il terzo e il quarto, mentre in questa stagione siamo già a 11 tra campionato e Champions, con la bellezza di 7 reti consecutive fino al turno infrasettimanale, quando Gasp ha deciso di tenerlo a riposo in vista di Napoli. A Napoli, invece, lo rimpiangono in tanti, soprattutto alla luce dell'enorme fatica che hanno fatto gli azzurri a rimpiazzare Higuain dopo il trasferimento alla Juventus. Un numero 9 come Zapata avrebbe fatto decisamente comodo agli allenatori che si sono avvicendati sulla panchina del Napoli e anche il colombiano ha conservato un bellissimo rapporto con la città che è stato il suo lasciapassare per il calcio italiano e per l'Europa che conta.