Spalletti e Mourinho, che magie:
Napoli e Roma sono ai loro piedi

Spalletti e Mourinho, che magie: Napoli e Roma sono ai loro piedi
di Pino Taormina
Sabato 18 Settembre 2021, 07:52 - Ultimo agg. 17:54
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Stregati. Roma e Napoli sono ai loro piedi, dopo la depressione in cui le anime calcistiche delle due città erano precipitate. José Mourinho e Luciano Spalletti hanno rianimato la voglia di pallone di due tifoserie che erano depresse e immalinconite dopo l’ultimo campionato pieno di guai. Due sciamani che hanno preso in mano due pentoloni perennemente fiammeggianti, con i giocatori che cominciano a a credere a loro stessi e che ogni volta mostrano di aver dato una botta ai fantasmi del passato. Missione già compiuta, verrebbe da dire. Eppure, Mou e Luciano, così profondamente diversi tra di loro (non si sono neppure simpatici, a dire il vero) per vie diverse hanno già raggiunto un traguardo: non sono solo idoli per la loro verve, per il loro verbo ma anche per quello che Roma e Napoli stanno facendo in campo. D’altronde, non è un caso se l’ultimo scudetto più giù di Milano lo hanno conquistato Lazio e Roma nel 2000 e nel 2001 e che vincere fuori da Milano e Torino è impresa titanica, Loro ci provano. Sono lo Special One e Lucianone i tecnici giusti per riportare il tricolore al Sud. O almeno provarci. Due allenatori che hanno sempre avuto il coraggio di rompere ogni schema, senza paura di apparire antipatici.

Imbattuti tutti e due. In campionato e in Europa. E tutti e due sempre col brivido della rimonta incorporata. Perché così è ancora più facile farsi voler bene dai tifosi: la corsa alla Mazzone di Mourinho dopo il gol-vittoria al 91’ con il Sassuolo è roba da copertina. In altri tempi si sarebbero aperti processi per un successo così irritante, invece per Mou solo osanna e complimenti. E lo stesso ha fatto Spalletti: non era semplice portare i tifosi dalla sua parte. Ha detto di sì a un mercato sottotono ma non ha mai mostrato scontento. Per farsi accettare aveva solo una possibilità: vincere le prime due di campionato, battere la Juventus e partire bene in Coppa. Eccolo. Per di più giocando bene, mostrando carattere, altro che ministro della difesa (Sarri dixit): il Napoli di Luciano ha personalità e qualità. E tutti sono adesso ai piedi di quello che appare già come una specie di mago. Entrambi usano gli stessi metodi e i giocatori della Roma e del Napoli cominciano a crederci.

Luciano Spalletti sa come usare le arti della parola davanti a una truppa di ragazzi spesso molto fragile, procede per gradi e mai per salti, lavora di psiche prima che sulla tattica, e lui stesso racconta come nell’intervallo di Leicester-Napoli non c’è stato bisogno di alcun discorso alla nazione, ma di concetti semplici e di un gesto: «La squadra si è applaudita per la sua prestazione, stavamo perdendo ma eravamo felici per quello che stavamo facendo». Ecco, su questo Mou non sarebbe tanto d’accordo. E lo ha spiegato chiaramente dopo la cinquina al Cska Sofia: «Dobbiamo avere uno spirito competitivo, diverso. Io voglio che passi il messaggio che per divertirsi bisogna vincere. Voglio che i miei giovani imparino la mia filosofia, che forse è sbagliata, ma è questa». Allegri se lo abbraccerebbe e se lo bacerebbe per ore. 

Spalletti è stato all’Inter che ancora si sentiva orfana del triplete e delle lezioni di Mou. Il portoghese arriva nella Roma che Spalletti ha già messo da tempo alle spalle, con strascichi antipatici anche lontano dalle telecamere, come in quella notte dell’addio di Totti. Si sono presentati con le parole giuste, le proprie, con il loro particolare lessico, e con opportune evocazioni degli spiriti delle città che allenano. Spalletti per prima cosa fece stampare le maglie “Sarò con te e tu non devi mollare”. Mossa azzeccata. Con loro due si va sempre di slogan. Quello orgoglioso: «Uomini forti, destini forti» che è stata un po’ la mozione degli affetti per i tifosi del Napoli. Mourinho non sta tradendo di una virgola le aspettative dei romanisti. Impazziti per un’ultima frase: “Quando un giocatore ti chiede in andare in area per un angolo, tu dici no, lui ci va lo stesso e segna... Puoi solo sorridere”. I tifosi sono conquistati, lo Special One è già un riferimento. Paladino persino della riapertura al 100 per cento degli stadi. Come se toccasse a lui il compito. Quella di Mou è un’operazione quasi di propaganda, sportiva ed economica per la Roma di Friedkin. Diversa dalla scelta di De Laurentiis: che ha voluto un allenatore-martello per conquistare il ritorno in Champions. Il minimo sindacale, sia chiaro. 
 

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