Italia, Mancini cambia l'attacco:
in Irlanda del Nord tocca a Berardi

Italia, l'attacco stecca e Mancini cambia: contro l'Irlanda del Nord tocca a Berardi
Italia, l'attacco stecca e Mancini cambia: contro l'Irlanda del Nord tocca a Berardi
di Alessandro Angeloni e Benedetto Saccà
Domenica 14 Novembre 2021, 07:00
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Il problema non era solo Ciro Immobile, come non è solo Andrea Belotti. Poi, è chiaro, avere un Lukaku o un Ronaldo può essere d’aiuto. L’Italia ha smesso di essere cattiva sotto porta in generale e non solo nei suoi attaccanti. La produzione offensiva è meno massiccia rispetto al passato, le poche occasioni da gol si perdono in area o finiscono nelle mani del portiere avversario. Mancini in questi mesi ha smarrito la vena assist di Insigne, le giocate di Chiesa, e poi quell’attaccante aggiunto di nome Spinazzola e non a caso il problema del gol si è acuito proprio dopo l’assenza del romanista. Ed ecco che – contro la Svizzera – Barella si fa ipnotizzare da Sommer e Chiesa spara alto dal cuore dell’area di rigore. La rete azzurra porta la firma di un difensore, Di Lorenzo, e arriva da palla inattiva (calcio di punizione di Insigne, apparso anche lui poco ispirato in zona ultimo passaggio). Così come quelle con il Belgio nella finalina di Nations League: Barella raccoglie dal limite dell’area la respinta da calcio d’angolo battuto da Berardi e il raddoppio arriva su rigore realizzato dall’attaccante del Sassuolo. Il problema esiste e ora emerge ancor di più perché domani, a Belfast, l’Italia, oltre a dover vincere, deve segnare il maggior numero di gol per tenere la rivale Svizzera a dovuta distanza. 

Insomma, siamo tornati al 2018, l’alba della gestione Mancini. Quell’Italia, in fase di assestamento dopo l’eliminazione dal Mondiale russo, non trovava con facilità la via della rete e lui sperimentava il tridente leggero, a volte con Insigne, Chiesa e Bernardeschi, prima di affidarsi a Ciro. Nelle prime dieci partite della sua gestione solo in due occasioni la squadra aveva segnato più di una rete, con l’Arabia Saudita e con la Finlandia. Per poi trovare la goleada con il Liechtenstein (tra i vari attaccanti, quella sera vanno in gol Quagliarella e Pavoletti, più Kean ancora nel giro azzurro, seppur a singhiozzo).

L’equilibrio trovato con la presenza stabile di Immobile ha mascherato il problema – spesso gli avversari non erano all’altezza e qualche goleada è stata messa a segno – e l’Italia ha potuto contare sulle reti dei centrocampisti, come Barella, Jorginho, o come le sorprese europee Locatelli e Pessina, due reti a testa. L’Italia alla fine è stata un rullo compressore sia per vittorie (30) sia per le reti totali, 102, arrivate con 32 giocatori diversi. Il problema è che da una media di 2,26 a partita, dopo aver perso Spinazzola, gli azzurri sono scivolati in modo quasi preoccupante, arrivando a segnare con il contagocce: sette partite, sette gol, uno ogni 90’, esclusa la sfida con la Lituania (5-0).  

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Il ct, non avendo il titolare Immobile, ha provato anche il falso nueve, inserendo Chiesa al centro, con Berardi a destra e Insigne a sinistra. Un trio che potremo rivedere anche domani a Belfast. Ma non sono escluse sorprese: Gianluca Scamacca, convocato dopo il forfait di Ciro, è in lizza per un posto. Lui è un centravanti d’area, forte fisicamente. Inesperto, questo sì: una sola presenza, contro la Lituania, lo scorso 8 settembre. Difficile rivedere Belotti tra i titolari. La caccia al gol sarà affidata a Domenico Berardi, che contro la Svizzera ha cercato di svegliare il gruppo e in parte c’è anche riuscito. L’attaccante del Sassuolo è stato utile pure all’Europeo, quando nelle prime partite aveva scavalcato Chiesa, giocando da titolare le prime due partite. Chissà. Fosse lui l’uomo della Provvidenza.

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