La Serie A cambia musica: occhi puntati sul nostro calcio, fatto di campioni e tecnici vincenti

La Serie A cambia musica: occhi puntati sul nostro calcio, fatto di campioni e tecnici vincenti
di Andrea Sorrentino
Venerdì 16 Luglio 2021, 07:30
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A quelli convinti che “l’allenatore conta il 15-20% al massimo”, giova ricordare le ultime eclatanti smentite: Roberto Mancini rileva un’Italia in cenere e in tre anni la trasforma nell’Araba Fenice, Thomas Tuchel in quattro mesi rende il Chelsea la squadra più inscalfibile d’Europa e vince la Champions. O Antonio Conte, il valore aggiunto e tarantolato dell’Inter: scudetto dopo 11 anni. Quando un allenatore è bravo in campo, e da direttore d’orchestra trova l’accordo perfetto con violini e fiati dello spogliatoio, conta eccome, anzi parecchio. E’ mezza squadra. Ti fa superare i limiti. Un’altra ottima notizia per il calcio italiano in questa estate da Lazzaro è così la folla di eccellenti tecnici che torna a gremire la serie A, in un torneo tra i più incerti perché non c’è una favorita chiara. 
MISTER E NON SOLO
Agli illustrissimi mister, il compito di dare seguito al risveglio iniziato con Euro 2020. Dei 26 campioni d’Europa, quasi tutti sono in serie A, e pazienza se Donnarumma è a Parigi. Vederlo in lizza con Messi per il Pallone d’oro è una soddisfazione nostra, in serie A ha giocato 215 volte fino a ieri. Rieccoli, i grandi tecnici riuniti, è un piacere. Strateghi e motivatori insieme, tutti con i loro umori ingombranti, le grandezze e le scivolate, ognuno antipatico a modo suo visto da avversario, ma averli con sé è meglio. E’ il ritorno dalla transumanza. Riecco Allegri, Sarri e Spalletti, ottimati del Granducato di Toscana, terra fertile di allenatori infatti in A ce ne saranno sei (anche Andreazzoli, Dionisi e Semplici), e manca ancora Mazzarri. E Mourinho, l’ultimo ad aver portato in Italia una coppa europea per club. Li aspettano Gasperini e Pioli, gli unici delle migliori sette ad aver conservato il posto, e Simone Inzaghi neointerista. Niente più Ranieri, ed è un dolore. Non andrà bene a tutti i sior: qualcuno cadrà, qualcuno deluderà, ma il livello della contesa si alza per forza e il campionato ci guadagna. Delle 20 di partenza, 12 hanno un nuovo tecnico, quindi bisognerà aver pazienza in avvio. E in assoluto è presto per vaticini. Il mercato parte ora, e un paio di acquisti di qua o di là possono spostare tanto. Meno sposterà, forse, il calendario asimmetrico, il cui impatto magari sarà chiaro più avanti, ora mica si è capito bene. Ma si intuisce un’Inter depotenziata, non potrà essere il bulldozer di Conte, e Inzaghi non conosce ancora i borbottii di San Siro nei giorni grigi. Dietro e intorno all’Inter può succedere di tutto. La Juve, che non aveva mai elaborato il lutto di Allegri infatti l’ha richiamato, è lì per forza, anche se il ritorno a casa del Grande Vincitore, di solito, non è un format di successo. Chiunque, anche Lazio e Roma con qualche acquisto sapiente, potrebbero fare un deciso salto all’insù, con quegli allenatori poi. Atalanta e Milan partono già dall’alto e pure il Napoli, con Spalletti al rientro dopo due anni bucolici. Dietro, novità come Italiano a Firenze, Dionisi al Sassuolo, Zanetti a Venezia, curriculum promettenti. E Juric, che farà scattare in avanti il Toro. E Castori a Salerno, l’unico ad aver allenato dalla serie A alla Terza Categoria (Sarri appena meno, partì dalla Seconda). E chissà che l’equilibrio e i giochi di ruolo tra assi della panca non contribuiscano a elevare il rendimento nelle coppe, dove da 11 anni non battiamo chiodo: tre finali (perse) su 22 possibili, briciole, nulla. 
TATTICA
Le alchimie difensive e le difese a 5, una volta senza diritto di cittadinanza in coppa, potrebbero pure tornare buone: come l’Atalanta, il Chelsea di Tuchel ha vinto con un 5-2-3, prima volta in vent’anni.

E non era favorito all’inizio, come l’Italia di Mancini. Perché il manico conta parecchio, e può rivoluzionare la prossima serie A. 

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