I calciatori che giocano nel campionato della Cisgiordania mangiano e dormono insieme da tre mesi: pochi giorni dopo il 7 ottobre, data in cui Hamas ha attaccato Israele facendo scatenare la controffensiva, hanno lasciato la propria terra per andare ad affrontare due partite di qualificazione alla prossima Coppa del Mondo, una in Kuwait (in "casa" contro l'Australia), l'altra negli Emirati Arabi. Da quel momento in poi non hanno fatto più rientro, costretti a rimanere lontani per il rischio di non poter uscire da quel lembo di terra dove dal cielo piovono bombe, dove le restrizioni non guardano in faccia nessuno e dove i campi non esistono più. Anche perché la stagione, lì, è stata fermata. Molti hanno vissuto insieme l'inasprirsi del conflitto, col telefono sempre vicino anche durante gli allenamenti, in attesa di notizie. Col terrore di non ricevere nessuna risposta. Con la faccia sfigurata dalla paura nel momento in cui il telefono squillava. Ciononostante la nazionale della Palestina ha fatto la storia: per la prima volta, alla terza apparizione, ha staccato il pass per i quarti di finale della Coppa d'Asia vincendo 3-0 contro Hong Kong e qualificandosi come una delle migliori terze. Una parvenza di umanità e di "altri pensieri" per una nazionale guidata dal tunisino Makram Daboub che a Doha, adesso, non vuole fermarsi: «Vogliamo ottenere ciò che la nostra gente merita. Volevamo trasmettere al mondo il messaggio che abbiamo anche noi il diritto di partecipare a tutti i principali tornei di calcio. Meritiamo di essere qui», le parole del capitano Musab Al-Battat. Le lacrime di Mohammed Saleh invece, nato a Gaza, uno dei pochi che si è potuto muovere solamente perché è tesserato con un club egiziano, non erano solamente l'immagine della gioia per un'impresa storica: erano un misto di disperazione e rabbia. Di paura e di speranza. Di voglia di riscatto. Giocare per il ricordo, come Mahomoud Wadi, che prima del debutto contro l'Iran (perso 4-1) ha raccontato, schiacciato dal dolore: «I miei cugini sono stati uccisi oggi, 30 minuti fa».