Reina colpito da una monetina, si va verso la squalifica della curva dell'Atalanta

Reina colpito da una monetina, si va verso la squalifica della curva dell'Atalanta
di Alberto Abbate
Lunedì 1 Novembre 2021, 06:49
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Potrebbe costare la squalifica della curva Nord dell’Atalanta la monetina lanciata e finita sulla testa di Reina. Una volta letti tutti i referti, lo deciderà domani il giudice sportivo, Gerardo Mastrandrea. È questo il suo orientamento, lo sanno anche a Bergamo dove ieri è stato diramato un comunicato ufficiale dalla società nerazzurra: «Condanniamo e stigmatizziamo quanto accaduto nella gara con la Lazio e ci mettiamo a completa disposizione delle autorità al fine di offrire il massimo supporto nell’individuazione dei responsabili di comportamenti che violino il Regolamento d’uso del Gewiss Stadium. I gesti incivili di pochi non possono e non devono in nessun modo causare danno a coloro che hanno realmente a cuore l’Atalanta». Domenica, quasi a 120 secondi dalla fine della partita, la curva orobica lancia di tutto in campo contro Reina. È una monetina a colpirlo sulla testa e il portiere si accascia per qualche istante in ginocchio per terra. Roba da fare finire la partita. Invece, non se ne accorge l’arbitro Guida, che addirittura ammonisce l’estremo difensore spagnolo per perdita di tempo sul finale della gara. Su quel giallo, nonostante l’errore evidente, non potrà fare nulla nemmeno il giudice Mastrandrea, perché la decisione dell’arbitro è “insindacabile”, a meno che non sia lui stesso a rivederla. Il regolamento non prevede buon senso, insomma, ma va fatta giustizia. 

REAZIONE

«Oltre al danno, la beffa per Reina.

E dall’Atalanta nemmeno una scusa», fanno sapere irritati dalla Lazio dopo la risposta nerazzurra. Mentre la moglie del portiere, Yolanda Ruiz, pubblica la foto della ferita del marito su Instagram: «Questo non è calcio, semplicemente intollerabile». L’immagine evidenzia il segno sulla nuca, ma senza lacerazioni e questa è la buona notizia. La pessima, invece, arriva da quel che si evince da un altro scatto postato dalla donna e sottolineato da «monete e accendini», scritto sulla storia. Dove si intravedono anche alcuni giocatori biancocelesti, che mostrano all’arbitro Guida tutti gli oggetti scagliati dalla curva nerazzurra. Si limita a una battuta, Reina: «La prossima volta tiratemi un chilo di gamberi o bocconi di carne, c...». E una parolaccia, aggiunta, diretta ovviamente ai tifosi dell’Atalanta. E pensare che se Pepe fosse rimasto per terra, poteva finire in anticipo la sfida. Non sarebbe mai arrivato, due minuti dopo, il gol di De Roon che ha fatto felice la Dea. La squadra di Gasperini avrebbe potuto incassare un clamoroso 3-0 a tavolino. Se lo sarebbe preso volentieri, Lotito, ma alla fine ha applaudito il suo portiere per la sportività e per essersi rialzato e rimesso in porta. 

 

RABBIA

Non è stato fatto nulla dalla Lazio, è rimasto solo lo sconcerto. Anche Sarri è andato via «disgustato» dal Gewiss Stadium. E ora non è possibile alcun ricorso per convertire il risultato. C’è tanta rabbia, ma almeno - sottolinea il club capitolino - «chi tira le monetine può stare ancora in uno stadio?». Guai insomma a minimizzare quanto accaduto, le immagini lo condannano, il Var ha visto tutto. È attesa la mano pesante del giudice sportivo, una multa non soddisferebbe certo la Lazio, la cui curva Nord è ancora sotto indagine della Procura Federale per i buu e i cori razzisti contro Duncan e Dumfries. La società biancoceleste ha collaborato subito per rintracciare i responsabili e farli fuori dallo stadio col Daspo, anche se ha ancora il dente avvelenato per quanto è successo in Lazio-Inter in campo. A Formello sono convinti che Felipe Anderson sia ancora condizionato dall’aggressione impunita, scatenatasi dopo il suo gol. Insomma, per questo da un paio di partite il brasiliano si sarebbe spento. Non succederà a uno navigato come Reina. Lui si è rialzato subito e aspetta solo la Salernitana per riscattare i gol presi da Zapata e De Roon. Quelli gli hanno fatto male quanto la monetina dal cielo. 

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