Roma, fiducia senza appello per Fonseca: i Friedkin già pensano all'erede

Fonseca
Fonseca
di Ugo Trani
Giovedì 21 Gennaio 2021, 07:30
3 Minuti di Lettura

La fiducia c’è. Al minimo storico, però, della sua avventura nella Capitale. Fonseca è stato confermato. A tempo. Lo ha avvertito Pinto, dopo averlo difeso nel vertice di Trigoria con i Friedkin e Fienga. Almeno fino a sabato, quando all’Olimpico, ore 15, si presenterà nuovamente lo Spezia che, senza i titolari, ha eliminato la Roma agli ottavi di Coppa Italia (come accadde a Garcia il 16 dicembre 2015, esonerato il mese dopo), a prescindere dalla figuraccia planetaria del 6° cambio, non previsto dal nostro regolamento. Ma non gli basterà ritrovare la vittoria: se l’allenatore vuole restare, deve esserci pure la prestazione. Il presidente Dan e il figlio Ryan sono furiosi per quanto visto all’Olimpico per 2 partite di fila. Venerdì contro la Lazio e martedì contro la neopromossa. Giallorossi umiliati in campo, l’immagine della società calpestata dall’allenatore e dal team manager Gombar, subito sollevato dall’incarico con il Global Sport Officer Zubiria. In 5 giorni il crollo (doppio) e la farsa (unica). Mai successo da queste parti, pure se il derby perso male può spesso condizionare l’intera stagione.

SENZA FUTURO
Il destino di Fonseca, a meno di un inaspettato ribaltone, è ormai segnato. La (nuova) proprietà vuole cambiare la guida tecnica. I Friedkin lo hanno comunicato a Pinto, prima ancora che il connazionale dell’allenatore sbarcasse nella Capitale. Non sono mai stati convinti del metodo del portoghese. In partita e nel lavoro quotidiano a Trigoria. La Roma esce sempre di scena negli scontri diretti. Ed è recidiva: nessuna vittoria in questa stagione, con la raffica di gol presi nei ko vergognosi contro il Napoli, l’Atalanta e la Lazio. Non bastano il 4° posto e la zona Champions a chi, all’inizio di agosto, ha acquistato il club, alla vigilia della resa di Duisburg contro il Siviglia, primo segnale inquietante incassato dai nuovi proprietari.

In più i Friedkin si sono convinti che fisicamente la squadra non regge il confronto con le big. Motivo: allenamenti quotidiani brevi e senza intensità. Questione di ritmo, insomma.

INTERVENTO POSTDATATO 
La proprietà ha già deciso: meglio cambiare a fine campionato, augurandosi che non sia necessario sostituire Fonseca prima della conclusione della stagione. I Friedkin sono contrari a spendere in questo periodo. Hanno ereditato, da Pallotta e dal suo management, 204 milioni di perdite e quasi 400 di debiti. Vogliono, dunque, cedere giocatori e non acquistarli. E tagliare il monte ingaggi. Il mercato non è la loro priorità, soprattutto gli affari in entrata. Sarebbero invece costretti ad investire se dovesse arrivare un nuovo tecnico. Di qui il mancato esonero a caldo (o comunque in queste ore) del portoghese, ritenuto con il suo staff responsabile del danno di immagine per il 6° cambio vietato.

LISTA ALLARGATA
Spazio, intanto, ai candidati alla successione di Fonseca che, da parte sua, ha cercato di avere qualche risposta dai giocatori nello spogliatoio di Trigoria. La prima scelta della proprietà rimane, come in estate, Allegri: è stato già contattato. È l’obiettivo per voltare pagina da giugno. Pinto ha invece proposto Jardim, nato in Venezuela ma cresciuto sull’isola di Madeira. Di fatto portoghese pure lui. E disoccupato come Allegri. Si può prendere subito Mazzarri, disposto ad accettare il semestrale con opzione (e la rosa attuale), come ha confermato ad un agente vicino alla società che lo ha avvicinato. Sarri è nell’elenco. Ma da giugno, essendo ancora stipendiato dalla Juve e contrario a subentrare in corsa. Spalletti appare e scompare: i Friedkin voglio evitare una spaccatura nella tifoseria. Scatenati i bookmakers: testa a testa tra Allegri e Sarri. Quotati anche Rangnick e De Rossi. Addirittura Pizarro.

© RIPRODUZIONE RISERVATA