Roma, Mourinho: «Derby grande partita, ma le parole le porta via il vento. Viña? Forse gioca»

Roma, Mourinho: «Derby grande partita, ma le parole le porta via il vento. Viña? Forse gioca»
Roma, Mourinho: «Derby grande partita, ma le parole le porta via il vento. Viña? Forse gioca»
di Gianluca Lengua
Sabato 25 Settembre 2021, 16:23 - Ultimo agg. 20 Febbraio, 16:46
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José Mourinho si prepara a giocare il suo primo derby della Capitale. Poche frasi a effetto e nessuna indicazione sulla formazione, l’unica riguarda Vina: «Penso ce la faccia». Ambizione è la parola chiave usata dal tecnico: «Mi aspetto esattamente quello che dico dal primo giorno: giocheremo per vincere, sappiamo che non possiamo vincere sempre, che dall’altra parte c’è una squadra che ha la stessa nostra ambizione. Vogliamo vincere e quando non vinciamo voglio uscire dal campo con la sensazione che i ragazzi abbiano dato tutto». Ecco la conferenza stampa integrale dell'allenatore portoghese alla vigilia della stracittadina della sua Roma contro la Lazio.

Mourinho: «Derby grande partita, ma le parole le porta via il vento»

Ha vissuto 119 derby in quattro nazioni differenti, come si immagini il derby di Roma? Che atteggiamento vorrà dalla squadra?

«I numeri solo voi li sapete perché io non li conosco. Anche le mille panchine le ho sapute perché la stampa ha cominciato a parlarne quando ne mancavano 5/6. Sono tutte partite belle da giocare, che non preoccupano un allenatore perché non bisogna motivare, non bisogna stare attenti ad avere giocatori più o meno concentrati. Sono belle da giocare e belle da preparare perché non esistono questo tipo di problemi. Magari contro l’Udinese c’è più preoccupazione perché pensano un po’ di più al derby, quando c’è il derby la gente pensa al 100% a quella partita. Mi aspetto esattamente quello che dico dal primo giorno: giocheremo per vincere, sappiamo che non possiamo vincere sempre, che dall’altra parte c’è una squadra che ha la stessa nostra ambizione. Vogliamo vincere e quando non vinciamo voglio uscire dal campo con la sensazione che i ragazzi abbiano dato tutto». 

La Roma attuale è forse la squadra meno talentuosa che ha allenato negli ultimi 20 anni, è una delle sfide più importanti della sua carriera costruire una squadra vincente qui a Roma?

«È una sfida diversa.

Quando ho parlato il primo minuto con il direttore e la proprietà, non c’erano dubbi. Sapevano dove andare e casa fare. Prima ho avuto squadre con qualche dubbio, qui non esistono dubbi. Dove non esistono, non è la sfida più difficile». 

Il derby sarò una partita come le altre come diceva Zeman, o partita da vincere come affermava Garcia?

«Non ho motti. Rispetto Zeman e Rudi, ma non vado a commentare le loro parole. Penso che si debba parlare poco e giocare tanto. Prima della partita le parole se le porta via il vento. È questo quello che mi dice l’esperienza, io sono qui per rispetto ai giornalisti e rispetto alla gente che sente e ascolta voi. Le parole sono di circostanza, l’importante è domani, là dentro, dal primo minuto».

C’è un giocatore che ha le caratteristiche di Pellegrini? 

«Di Pellegrini ce ne sta solo uno. Non volevo parlare di questo, però, lo faccio in questa circostanza. Potevo anche dire che la partita di domani si sia iniziata a giocare al 90’ della partita contro l’Udinese, perché averlo o non averlo sono cose diverse. Possiamo analizzare tutto quello che rappresenta per noi, dal punto di vista del calcio nudo e crudo, ma anche della leadership, della comunicazione e il fatto che fa molto bene il capitano. Pellegrini, però, non c’è. Chi gioca? Come cercheremo di trovare una soluzione? Non ve lo dico». 

Quale apporto possono dare i tifosi romanisti rispetto a quello che hanno dato altre piazze ha vissuto?

«Quello che mi ha colpito di più in settimana è il modo in cui la gente è stata con la squadra dopo la sconfitta. L’empatia dopo la vittoria a volte è artificiale, va via con un risultato negativo. Abbiamo perso e per strada con il pullman per arrivare allo stadio e nei momenti difficili della partita abbiamo sentito la stessa empatia. I tifosi meritano tutto da noi, ma anche i ragazzi devono dare tutto a loro, i ragazzi stanno rispettando la passione che ha la gente. Al 100% i tifosi sentiranno che la squadra giocherà per la loro passione oltre che per la loro professionalità». 

Le è mai capitato che dei tifosi che chiedano a una squadra di “scansarsi” come è accaduto in uno storico Lazio-Inter?

«Sono qui da pochi mesi. La rivalità è una cosa bella, se alleni il Real Madrid non vuoi che il Barcellona vinca il campionato, se sei in Portogallo il Benfica preferisce che a vincere il campionato non sia il Porto. È un privilegio giocare un derby che non ho mai giocato e sarò più ricco per capire cos’è Roma-Lazio. Io voglio che la mia squadra abbia più ambizione. Quella partita la ricordo, abbiamo vinto 2-0. Si poteva sentire che dalla parte dei tifosi laziali non c’era appoggio della loro squadra. L’Inter ha vinto lì come ha vinto tante partite in quella stagione».

È cambiato il suo modo di comunicare?

«Dimmi un motivo per il quale io debba litigare con qualcuno. Ancora non ho avuto modo, una cosa che mi ha dato una sensazione negativa è stata l’espulsione di Pellegrini. Però, che faccio? Vado a litigare con l’arbitro e poi mi manda via e non posso stare in panchina al derby? Mi controllo, ma la situazione arriverà in modo naturale e automatico. Non devo essere io a cercare di litigare con la gente, mi rispettano. Quel ragazzo è giovane (l’arbitro di Roma-Udinese ndc), ha fatto cac*te, avrà il suo allenatore Rocchi che con la sua esperienza che lo aiuterà a migliorare». 

Al Tottenham nelle prime partite ha usato solo 13 calciatori. Alla Roma sta facendo lo stesso, perché?

«Non voglio litigare con te, ma se i facessi giocare 20 giocatori mi chiederesti perché non punti su stabilità e automatismo. C’è sempre questo discorso, quando si va verso un discorso di stabilità a inizio stagione senza avere limiti fisici e stanchezza, poi arriverà il momento di fare rotazioni. Altra gente preferisce fare il contrario, la mia è un’opzione ovvia. Abbiamo bisogno di stabilità e fiducia, tanta gente che non sta giocando è giovane e ha bisogno di tempo, non sono preparati per entrare subito nella squadra. Mi sembra un processo normale». 

Servirà più coraggio di attaccare o più attenzione alla difesa?

«Dobbiamo aggredire con la palla, segnare se possiamo. Senza palla si deve rispettare una squadra di qualità e quindi bisogna difendere. Per vincere domani servirà una partita completa». 

Quanto sarà importante saper giocare sotto pressione?

«È un tipo di domanda a cui non mi piace rispondere perché farlo significherebbe toccare punti chiave. Hai analizzato il nostro avversario, ma parlare di quello che dobbiamo fare non lo farò. Con la palla vogliamo segnare, senza palla vogliamo difendere bene». 

Zalewski. «È un momento difficile per la famiglia Zalewski, in questo momento siamo tutti con lui. Sarà una sua decisione se ci sarà per giocare o meno, perché è lui che dovrà decidere in accordo con il suo modo di iniziare a convivere in un mondo senza suo papà. Io lo voglio per domani, ma vedremo cosa dirà lui». 

Vina. «Vina si o no? Io penso Vina sì».

 

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