Sarri-Juventus, una storia finita male:
dalla polmonite al flop col Lione

Sarri-Juventus, una storia finita male: dalla polmonite al flop col Lione
di Salvatore Riggio
Sabato 8 Agosto 2020, 16:01 - Ultimo agg. 18:34
3 Minuti di Lettura

Doveva essere il coronamento di una lunga carriera, ma la panchina della Juventus si è rivelata una delle più grandi amarezze mai vissute, calcisticamente, da Maurizio Sarri. Non è bastato uno scudetto per tenersi stretto un mondo bianconero con il quale non ha mai avuto un feeling perfetto. Dal giorno dell’annuncio, il 16 giugno 2019 (18 giorni dopo il suo successo dell’Europa League con il Chelsea), aveva una sola missione: vincere con il bel gioco, con quello che a Napoli era passato alla storia per il «sarrismo». In realtà, fin da subito Sarri e la Juventus sono stati due mondi diversi, paralleli. L’ottimismo di Andrea Agnelli era che, in fin dei conti, il modello Juve avrebbe potuto cambiare Sarri caratterialmente (magari anche solo in parte). Tutto ciò non è mai avvenuto. Ed è questa forse la base del suo fallimento sulla panchina della Vecchia Signora. Un’avventura iniziata con il più classico degli imprevisti. La polmonite che lo aveva tenuto fermo dopo la tournée asiatica, in Cina. Giorni di preoccupazione, ma poco alla volta il tecnico si era ripreso e aveva potuto iniziare a trasmettere i suoi dogmi. Con tante difficoltà. Vedi la prima cocente sconfitta della stagione, quella del 22 dicembre 2019, nella finale di Supercoppa Italiana contro la Lazio (1-3 in Arabia Saudita). Una battuta d’arresto, sembrava. Ma non è stata l’unica, come dimostrano i ko nella finale di Coppa Italia (il 17 giugno, debacle ai rigori contro il Napoli, sua ex squadra) e quella di ieri sera, 7 agosto, contro il Lione nel ritorno degli ottavi di Champions. O ancora, il pessimo finale di campionato, chiuso a +1 dall’Inter. Non solo. Sarri è stato protagonista di qualche caduta anche fuori dal campo. Come la frase pronunciata il 26 gennaio scorso, al termine della sconfitta al San Paolo con il Napoli, guarda un po’: «Sinceramente non mi rode aver perso proprio a Napoli. Sono contento per i ragazzi, cui rimarrò affezionato per sempre. Se proprio devi perdere, almeno sono contenti loro», aveva detto con fin troppa ingenuità. Senza dimenticare le parole sui rigori che avevano fatto infuriare Agnelli, sempre quella sera: «Quest’anno noi non abbiamo più le maglie a strisce. Abbiamo avuto sei rigori a favore e sei contro, sarà quello. Abbiamo giocato il doppio dei palloni in area avversaria, però il conteggio è quello. Probabilmente è l’ora di rifare le maglie vecchia maniera». Una battuta venuta male, che aveva fatto sorridere i napoletani, ma non i tifosi bianconeri. Infine, Sarri non ha mai legato con lo zoccolo duro dello spogliatoio, soprattutto con Cristiano Ronaldo. Il portoghese il 10 novembre era stato sostituito al minuto 55 nel match contro il Milan, pochi giorni dopo aver lasciato il campo anzitempo con la Lokomotiv Mosca. Quando si era accorto del cambio, il fuoriclasse lusitano aveva gesticolato visibilmente infastidito e poi si era diretto verso Dybala, al quale aveva concesso un cinque appena accennato. Poi, senza nemmeno guardare la panchina e pronunciando qualche insulto in portoghese, aveva lasciato il campo e si era diretto verso gli spogliatoi, per poi abbandonare lo stadio 3’ prima del fischio finale. Tutti episodi che, sommati, hanno portato a questo triste epilogo.

© RIPRODUZIONE RISERVATA