Se il futuro, almeno secondo quel cinico geniale di Ambrose Bierce, è il «periodo di tempo in cui i nostri affari prosperano, i nostri amici sono sinceri e la nostra felicità assicurata», allora il calcio può dormire (ma proprio serenissimo) tra decine di guanciali e sopra tonnellate di materassi. Chiarito ormai che l’ipotesi della Superlega era soltanto una mossa tattica (sintetizzabile nella formuletta “minaccia di scissione per ottenere più soldi dalla Uefa”), il presidente della Juventus, Andrea Agnelli, una volta riacceso il telefonino, e quello del Real Madrid, Florentino Perez, hanno steso la carta millimetrata sul tavolone e si sono messi a spiegare i propri piani per, appunto, il domani. E il domani è, ovviamente, certamente, naturalmente dei giovani. Leggete bene Florentino: «Anche il calcio deve adattarsi ai tempi, si stava perdendo l’interesse per questo sport. Tanti giovani non sono più interessati, il pubblico diminuisce. E, con la pandemia, siamo tutti rovinati. Bisognerebbe analizzare perché i giovani non hanno più interesse per il calcio». Agnelli invece ha scoperto i videogiochi: «I giovani si interessano ad altre cose, la competizione è con Fortnite e Call of Duty».
LE CIFRE
Eppure.
LE IDEE
Così la Uefa valuterà di certo l’ipotesi di varare contenuti social per i giovani, tipo gli highlights, e di commercializzare i filmati brevi delle gare. Per capirci, diventerà più social. La Serie A, ad esempio, già lo ha capito da tempo e raccoglie ettolitri di visualizzazioni: dalla sintesi (di quattro minuti) di Napoli-Inter di domenica scorsa, per dire, finora sono piovute oltre 830 mila visite su YouTube. E Atalanta-Juve è già a quota 760 mila. Quanto a modifiche regolamentari più o meno verosimili, come l’introduzione di tre tempi da mezz’ora per far decollare lo spettacolo, al momento non sono previste ma sempre assurdamente possibili. «L’idea di un progetto della Superlega può essere proiettato nella ricerca di maggiori ricavi, ma è un errore strategico nell’ambito dell’economia aziendale. Aiuteremo i club con dei provvedimenti che possano agevolare le negoziazioni con i tesserati», ha spiegato il presidente della Figc, Gabriele Gravina. Comunque. Affascina pure la postura rigidissima (e fulminea) assunta dalle cancellerie europee nei confronti anche soltanto della teoria del progettone della Superlega. Da Macron a Draghi, da Johnson alla ora felicissima Fifa (che comunque resta l’Onu del pallone), tutti hanno tenuto a correggere subito il cammino del calcio europeo riportandolo nell’alveo della popolarità. Dello spettacolo per la gente. E, magari, prima o poi, chissà, anche per i giovani.