Vialli, come (e quando) è morto? Il tumore al pancreas e la cura sperimentale a Londra che «gli ha consentito di vivere più a lungo»

Vialli era ricoverato da qualche settimana al Royal Marsden Hospital

Vialli, come (e quando) è morto? Il tumore al pancreas e la cura sperimentale a Londra che «gli ha consentito di vivere più a lungo»
Vialli, come (e quando) è morto? Il tumore al pancreas e la cura sperimentale a Londra che «gli ha consentito di vivere più a lungo»
Venerdì 6 Gennaio 2023, 14:15 - Ultimo agg. 9 Gennaio, 09:36
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Gianluca Vialli è morto a Londra a 58 anni per un tumore al pancreas. Era ricoverato ormai da qualche settimana al Royal Marsden Hospital, una clinica al numero 203 di Fulham Road specializzata nella cura contro il cancro. Qui era ricoverato durante la malattia e da dicembre, da quando aveva lasciato l'impegno con la Nazionale. L'ospedale in realtà non può neanche confermare che Vialli sia morto lì (tutte le informazioni devono infatti arrivare dalla famiglia), ma l'omaggio all'esterno già cominciato: fuori c'è una sciarpa della Sampdoria sui cancelli. 

«Con incommensurabile tristezza annunciamo la scomparsa di Gianluca Vialli - ha fatto sapere la famiglia in una nota -.

Circondato dalla sua famiglia è spirato la notte scorsa dopo cinque anni di malattia affrontata con coraggio e dignità. Ringraziamo i tanti che l'hanno sostenuto negli anni con il loro affetto. Il suo ricordo e il suo esempio vivranno per sempre nei nostri cuori». 

Le cure sperimentali

Il giornalista Sandro Sabatini ha raccontato al Messaggero delle cure che Vialli aveva sostenuto negli ultimi anni: «La malattia dura dal 2017, sono passati più di cinque anni. Per un tumore al pancreas i tempi sono molto minori, purtroppo è incurabile. Luca si confidava con pochissime persone, tra cui Massimo Mauro con cui ha creato la fondazione Vialli e Mauro per la ricerca e lo sport a Torino, che si impegna da anni supportando la ricerca sulla SLA e sul cancro. Per l'aggressività del male che aveva, un paio di anni fa si è messo nella condizione di poter scegliere di accedere ad cure sperimentali, che poi ha fatto a Londra, con un risultato positivo: queste cure gli hanno consentito di vivere un periodo più lungo, con l'Europeo, con quell'abbraccio con Mancini».

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Vialli, il tumore al pancreas e quelle telefonate con Fedez

Il tumore al pancreas uccide in italia ogni anno 14mila persone. Spesso il problema principale è la difficoltà di diagnosticarlo: Fedez, per esempio, che l'ha scoperto in tempo, è riuscito ad asportarlo grazie a un intervento. E proprio il cantante ha dedicato un pensiero a Vialli, che più di tutti lo aveva aiutato telefonicamente in un momento di sconforto. «Ho appreso della morte di Gianluca Vialli. Faccio questo video per ricordarlo, pur non avendolo mai conosciuto di persona mi ha dato una mano incredibile. Abbiamo subito entrambi lo stesso intervento, per due patologie diverse. - aggiunge - Non mi era mai capitato di piangere al telefono con una persona che non conoscevo, ma conosceva il mio dolore. Mi ha dato una mano non dovuta ma incredibile. Avremmo dovuto vederci e fare una foto con la nostra cicatrice. Un saluto grande a Gianluca. Sono costernato per non essere riuscito a conoscerti. Mi hai dato tanto, ed è giusto che le persone lo sappiano». 

 

I sintomi

Ma i sintomi sono spesso vaghi e la capacità di creare metastasi quando è ancora molto ridotto in dimensioni lo rendono particolarmente complicato da aggredire con le terapie oggi disponibili. Il tumore del pancreas è una malattia caratterizzata dalla comparsa di cellule anomale nel tessuto pancreatico. In più dell'80% dei casi le neoplasie pancreatiche si sviluppano nel pancreas esocrino, ovvero nella porzione deputata alla produzione gli enzimi utili alla digestione. Circa il 75% di tutti i tumori del pancreas esocrino origina nella testa o nel collo del pancreas, il 15-20% nel corpo e il 5-10% nella coda. Ad oggi si calcola che in Italia, nel solo 2020, siano state oltre 14 mila le nuove diagnosi, come riporta la Fondazione Veronesi.

Tre quarti dei malati va incontro a decesso entro un anno dalla diagnosi e a 5 anni dalla scoperta della malattia sono vivi solamente otto pazienti su cento. Perché è così pericoloso e aggressivo? I sintomi nelle fasi iniziali della malattia non si manifestano oppure non sono sufficientemente specifici per suscitare sospetti, così spesso la neoplasia viene scoperta con troppo ritardo quando il tumore ha formato già molte metastasi. Non solo, per la natura stessa del tumore - particolarmente ricco di stroma - è difficile veicolare farmaci antitumorali al suo interno. 

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