La promessa del ministro Spadafora:
«Così vinciamo la sfida al razzismo»

La promessa del ministro Spadafora: «Così vinciamo la sfida al razzismo»
di Francesco De Luca
Venerdì 6 Dicembre 2019, 07:30
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Ministro dello sport da tre mesi (5 settembre), il napoletano Vincenzo Spadafora sta giocando contemporaneamente più partite: dalla lotta al razzismo negli stadi allo sport per tutti, un argomento che gli sta particolarmente a cuore, come ribadirà oggi pomeriggio (ore 18.30) a Cardito, in provincia di Napoli, dove parteciperà al convegno «Nessuno è in fuorigioco: idee di inclusione» con atleti e associazioni del territorio.

Quali sono stati i problemi più urgenti che ha dovuto affrontare da ministro dello sport in questi mesi?
«Il mondo dello sport è complesso, fatto principalmente di tante cose bellissime: dalle competizioni internazionali alle migliaia di amatori e dilettanti che ogni giorno si prendono cura di se stessi facendo attività sportive. Quando sono arrivato ho avuto varie grandi questioni da affrontare immediatamente: l'attuazione della riforma della governance dello sport, su cui abbiamo fatto enormi passi avanti; l'avvio dei grandi eventi internazionali che si terranno nei prossimi anni in Italia e la questione dei troppi episodi di razzismo sui campi e nelle tifoserie».

Il caso razzismo, appunto: lei ha parlato di nuove e più forti iniziative per individuare i razzisti negli stadi, a quale tipo di intervento si riferisce?
«Stiamo andando avanti con la Figc e il ministero dell'Interno per intervenire su due piani: da un lato su quello tecnologico, per fare in modo che i cori razzisti possano essere individuati con rapidità e precisione, e dall'altro sull'aspetto sanzionatorio. È certo che farò tutto quanto possibile per impedire che episodi del genere possano ripetersi sia nelle serie maggiori che in quelle minori. L'esempio dovremmo iniziare a darlo noi adulti: ultimamente, infatti, alcuni degli episodi più brutti hanno coinvolto i genitori sugli spalti. È una battaglia culturale lunga, ma la combatteremo ogni giorno».

Come procede il rapporto tra «Sport e Salute» e Coni?
«Come hanno scritto in molti, dopo mesi di tensione è scoppiata la pace: abbiamo fatto un lavoro serio e rigoroso, è stato firmato il contratto di servizio, ora si stanno definendo gli ultimi punti rimasti in sospeso. Sono molto soddisfatto di come sono andate le cose. Il mio obiettivo è sempre quello di arrivare al miglior risultato nel modo più trasparente possibile».

Cosa pensa delle difficoltà di governance della Lega Serie A, dove vi è attualmente un commissario ad acta, e della assegnazione dei diritti televisivi, su cui è in corso un duro confronto?
«Sono intervenuto su questo anche in Parlamento e ho preso l'impegno di seguire la situazione con grandissima attenzione per garantire trasparenza e rispetto delle regole. Dovremo evitare qualsiasi conflitto di interesse e vigilare sul rispetto delle regole del mercato e della concorrenza».

Lei si sta impegnando anche sul fronte dello sport di base e lo ribadirà stasera nell'iniziativa a Cardito: come si deve lavorare nelle periferie?
«Sono convinto che lo sport in periferia sia più efficace di cento telecamere di sicurezza, per questo mi sono impegnato sui fondi del bando Sport e periferie e sul lancio dell'iniziativa Sport di tutti, dedicata ai più giovani e agli over 64 in difficoltà economiche. Avere luoghi attrezzati e la possibilità di praticare una disciplina deve essere alla portata di chiunque, in qualsiasi quartiere di ogni città e paese d'Italia. Lo sport fa bene alla salute, alla socialità, all'umore e trasmette valori fondamentali, tra i quali il rispetto delle regole e dell'avversario».

La sua posizione sui nuovi stadi qual è?
«Dobbiamo ammettere che rispetto agli altri Paesi europei scontiamo un gap considerevole. I tifosi hanno il diritto di assistere ad uno spettacolo all'altezza del biglietto che pagano. Per questo ritengo positiva la volontà di investire nel calcio italiano e nelle sue infrastrutture da parte dei privati, valorizzando - dove sia possibile - gli impianti esistenti, e comunque purché ciò avvenga con trasparenza e nel pieno rispetto dell'ambiente».

Quali campioni dello sport possono essere riferimenti culturali per i giovani?
«Ci sono molti campioni che costituiscono un esempio per i nostri ragazzi e nell'epoca dei social ringrazio sinceramente quelli che diffondono messaggi positivi. Ce ne sono anche altri però che, lontano dal clamore mediatico, svolgono un ruolo sociale molto importante: penso a un napoletano, Vincenzo Picardi, che manda avanti una palestra di boxe all'interno della Basilica di Santa Maria alla Sanità o ai tanti atleti paralimpici che con le loro imprese hanno profondamente cambiato l'idea di disabilità, dando a molti forza e coraggio per vincere la propria battaglia quotidiana».

Le Olimpiadi invernali 2026 quale occasione rappresentano per l'Italia? E il Paese potrà attirare altri grandi eventi?
«Sappiamo bene che le Olimpiadi saranno una importante occasione per Lombardia, Veneto e per tutta l'Italia. Eventi del genere così come le Atp Finals di tennis di Torino e gli Europei di nuoto 2022 a Roma, testimoniano il ruolo sempre più da protagonista che l'Italia sta acquisendo nel mondo dello sport. È ovvio rilevare che appuntamenti internazionali di questo rilievo costituiscono anche un'occasione di crescita sociale ed economica del nostro Paese. Per questo sapremo farci trovare pronti, con alcune priorità: rispetto dell'ambiente, sicurezza e massima trasparenza in tutte le procedure».

Da napoletano e tifoso del Napoli, come vive la delicata situazione della squadra?
«Il Napoli per i napoletani non è una semplice squadra di calcio: è qualcosa di più. Dispiace per questo momento non troppo positivo, ma prima dell'epoca De Laurentiis ne abbiamo visti di peggiori e ci siamo sempre rialzati. Sono certo che anche stavolta sapremo reagire con forza e determinazione. Ci sarebbe un termine napoletano più adatto, ma da ministro lo evito, tanto i tifosi lo capiranno...».
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