Maradona dopato. É stata una delle più infamanti - e ovviamente false - accuse al Diez. Confondendo, purtroppo, la sua tossicodipendenza da cocaina con il doping per migliorare le prestazioni sportive. E ora, nel 2021, i due piani sono stati distinti a opera dello sport mondiale. La Wada, l'Agenzia mondiale antidoping, potentissimo organismo planetario (per intenderci quello che ha escluso la Russia dalle Olimpiadi 2021) ha diramato una nota, valida da questo gennaio, allegata al codice mondiale antidoping. In pratica la cocaina (e gli stimolanti generici), il metilenediossimetanfetamina, vale a dire l'ecstasy, (gli stimolanti specifici), la diamorfina (che comprende l'eroina e i narcotici), e il tetraidrocannabinolo (il cannabis) non sono più equiparati al doping sportivo, in quanto, riconosce la Wada, «se ne abusa frequentemente frequentemente nella società al di fuori del contesto sportivo».
Una rivoluzione soprattutto perché vengono limitati al massimo i tempi delle squalifiche. Se cioè un atleta viene sorpreso a sniffare cocaina o a fumare una canna, o anche a iniettarsi l'eroina, e «se può dimostrare che l’assunzione di tali sostanze è stata compiuta al di fuori della competizione e non è collegata alla prestazione sportiva, il periodo di squalifica può arrivare a un massimo di tre mesi.
Come detto una rivoluzione, se pensiamo che Maradona fu fermato per 18 mesi per l'uso di cocaina dopo un Napoli-Bari di metà marzo del 1991. La sua penultima partita in Italia, lasciata a inizio aprile dopo una gara con la Sampdoria (ma, sempre ad esempio, avrebbe saltato lo stesso il Mondiale in Usa del '94). Claudio Caniggia fu fermato 13 mesi dopo un Roma-Napoli del 1993. Mark Iuliano, positivo nel 2008 alla cocaina, ex Salernitana e Juventus, a fine carriera nel Cesena, fu squalificato per due anni.