Minacce per favorire squadra clan:
indaga la Procura della Federcalcio

Roma, minacce per favorire la squadra del clan: indaga la Procura della Federcalcio
Roma, minacce per favorire la squadra del clan: indaga la Procura della Federcalcio
di Alessia Marani
Giovedì 30 Gennaio 2020, 09:30 - Ultimo agg. 10:07
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 La Federcalcio ha aperto un'inchiesta sul clima di minacce e paura che regna nel campionato in cui milita il Real San Basilio, squadra di cui era presidente fino al 20 gennaio, giorno dell'arresto, Alfredo Marando, rampollo dell'omonimo clan della Locride impiantato tra i lotti popolari della periferia romana. È qui che, secondo carabinieri e Dda, Marando teneva le fila di un agguerrito sodalizio che in breve tempo si era impadronito dell'importante piazza di spaccio. Un prestigio criminale che il boss puntava ad accrescere attraendo nella sua sfera anche la squadra locale, iscritta al campionato di Prima Categoria. Un campionato in cui il Real si sarebbe contraddistinto per le pesanti minacce agli avversari dentro e fuori il campo, falli di gioco durissimi, avvertimenti ai club («lasciateci i punti sennò vi ammazziamo tutti»), con arbitri spesso intimoriti e costretti a fischiare azioni di gioco dubbie pur di non alimentare scintille e mandare tutti a casa sani e salvi. Un panorama poco sportivo su cui hanno acceso i riflettori Digos locali e carabinieri chiamati di volta in volta a monitorare i match, e venuto allo scoperto con l'arresto di Marando. Adesso anche la Figc si è mossa e sul caso è stato aperto un fascicolo dalla Procura Interregionale presieduta da Marco Di Lello. I giudici federali si confronteranno dapprima con le forze dell'ordine, quindi verificheranno il corretto svolgimento delle partite.

VITTORIE SOSPETTE
La mancanza di denunce esplicite o di referti arbitrali puntuali (conseguenza della paura), finora avrebbe impedito alla Figc di intervenire direttamente ma ora ci sono episodi che finiranno sotto la lente.
A partire dalla gara contro il Trevignano. Il Real va in vantaggio per 3 a 0, ma gli ospiti rimontano e l'atmosfera si fa plumbea. Uno dei giocatori del Trevignano riceve un cazzotto alla schiena «da perdere il fiato», confiderà a un amico. Dietro le tribune, qualcuno vederà aggirarsi «uomini con i passamontagna che parlavano albanese», mentre sugli spalti sarebbe stato visto Marando incitare gli ultras a cori contro i singoli giocatori, chiamati per nome, «di qualcuno conoscevano pure quelli dei familiari e persino del cane». Alla fine il Real vincerà grazie a un autogol del Trevignano che se ne torna a casa umiliato e scortato dai carabinieri. Una fulminea influenza, invece, ha colpito i giocatori del Castel Sant'Elia decimandone la rosa. Dopo pochi minuti l'ultimo giocatore utile a mantenere il numero minimo ha lasciato il campo, tanto che l'arbitro ha decretato la vittoria del SanBa per 3-0 a tavolino. Ma più che un virus a spingere alla defezione sarebbero stati avvertimenti non troppo velati recapitati al team. Di recente il Procuratore Nazionale Antimafia Cafiero De Raho ha avvertito: «Le mafie nel calcio cercano di acquisire squadre minori per accreditarsi e rafforzare legami politici ed economici». 
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