Favo, dagli inizi con Maradona
al rilancio del calcio giovanile

Favo, dagli inizi con Maradona al rilancio del calcio giovanile
Francesco De Lucadi Francesco De Luca
Lunedì 2 Maggio 2022, 07:11 - Ultimo agg. 3 Maggio, 07:21
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Dopo il secondo consecutivo fallimento mondiale ci sono segnali di risveglio del calcio italiano. Quello giovanile, su cui deve essere costruito il futuro. La rappresentativa Under 15 ha vinto dopo quattordici anni il Torneo delle Nazioni, battendo la Repubblica Ceca in finale per 3-0. Nella rappresentativa c'era un giocatore delle giovanili del Napoli, il difensore Christian Garofalo, e soprattutto un napoletano, cresciuto nel vecchio vivaio azzurro, in panchina: il commissario tecnico Massimiliano Favo.

Classe '66, cresciuto seguendo le lezioni di due grandi maestri di calcio come Angelo Sormani e Riccardo De Lella, Favo giocava da regista. Entrò nel gruppo della prima squadra nell'84, all'arrivo di Maradona, dopo aver vinto lo scudetto Allievi (era il capitano della formazione che aveva come pilastro della difesa Ciro Ferrara) e condivise lo spogliatoio con Diego fino all'86, collezionando 10 presenze. Poi la carriera lo ha portato lontano da Napoli e dal Napoli ma quella esperienza ha inciso sulla sua storia professionale, al punto che la sua tesi di laurea al corso di Coverciano era dedicata alla leadership nel calcio («Qualità psicologiche del leader», anno 2010, rrelatore professore Vittorio Tubi), con riferimenti a Maradona e Spalletti, suo allenatore ad Ancona.

Questo il ricordo di Luciano Spalletti: «Ricordo un grande allenatore come Spalletti, gettarsi in tuffo su di noi per abbracciarci, buttarci a terra tra le borse dopo una gara vinta a Marassi contro il Genoa. Fui stupito, piacevolmente, di questo atteggiamento, come tutti i miei compagni. In quel momento l’allenatore era uno di noi, stava mostrando se stesso, il suo stato d’animo, la sua gioia». E poi l'immenso Diego. «Ho avuto la fortuna di essere compagno di squadra di Diego Armando Maradona. Un leader vero, non perché dimostrava sul campo di possedere un comportamento vincente, o perché sapeva istintivamente leggere le situazioni, anticipare e condizionare gli eventi o inventare giocate geniali, ma perché era un motivatore, un trascinatore.

Era la persona che di fatto tutelava il compagno più debole, in campo e soprattutto fuori, con la società» ha raccontato Favo, che diventò il pupillo del direttore generale Italo Allodi, al punto da essere indicato dal manager come il possibile erede di Giancarlo Antognoni. Ma un infortunio avrebbe frenato le aspirazioni di Massimiliano, che è entrato nel 2019 nello staff tecnico delle nazionali giovanili, unico ct campano nella struttura (Mancini ha uno storico vice nato a Cava de' Tirreni, Fausto Salsano).

Favo avverte la responsabilità di dover dare, con i suoi ragazzi, un contributo al rilancio del calcio italiano, a patto che i dirigenti di club diano più peso ai vivai. Per ora, si gode il successo nel Torneo delle Nazioni disputato a Gradisca d'Isonzo. «Siamo partiti a giugno scorso, assieme al supervisore Antonio Rocca e al coordinatore delle nazionali giovanili, Maurizio Viscidi, con un lavoro di preselezione, e il torneo è stato il coronamento di questo lavoro. Il percorso è ancora lungo, ma avere la possibilità di capire che ci sono talento, predisposizione al sacrificio e voglia di indossare la maglia azzurra sono importanti basi di partenza. Tutta la struttura, dal primo all'ultimo componente, ha lavorato nel verso giusto. Questo è un percorso che porterà alla formazione della prossima Nazionale Under 16, a quella che giocherà l'Europeo Under 17 e così via. Il futuro ci può riservare delle soddisfazioni, così come inevitabilmente ci saranno momenti di difficoltà. Ho visto nei ragazzi la voglia di confrontarsi in campo internazionale con personalità, dominando il gioco e giocando con aggressività. Aspetti determinanti sui quali lavoriamo quotidianamente», ha spiegato l'ex centrocampista del Napoli.

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