Napoli, capitan Emanuela Schioppo:
«Serie A non vedo l’ora»

Emanuela Schioppo
Emanuela Schioppo
di Diego Scarpitti
Giovedì 11 Giugno 2020, 18:58
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«Le mezze verità». Titolo del libro di Elizabeth Jane Howard e non solo. Si sa, si attende solo l’ufficialità. Nell’aria, davvero. Le tessere del puzzle vanno finalmente componendosi. Napoli femminile una favola a lieto fine. La poderosa e trionfale cavalcata si è anticipatamente conclusa, epilogo con fuochi d’artificio. La serie A non è più un miraggio ma (quasi) certezza.

Ritorni e ripartenze. «E siamo ancora qua, eh già. Così recita una canzone di Vasco. Termina ufficialmente un altro anno calcistico. Chi lo avrebbe mai detto, rimettermi in gioco e riportare il Napoli nella massima serie, nella stessa serie che anni fa, in tempi non sospetti, ho assaporato», scrive sulla sua pagina Facebook Emanuela Schioppo, il capitano delle «tartarughine». «Dopo 8 anni torno in serie A. Esordio appena 20enne nel 2012: arrivammo quinte. Fu un anno bellissimo e ricco di emozioni», ricorda.
 
 

Prova di maturità. 36 punti conquistati in 15 partite (le ultime 7 non si giocheranno) per le ragazze di Giuseppe Marino. Ruolino di marcia impressionante: 11 vittorie, 3 pareggi, 1 sola sconfitta maturata con il Ravenna. Ben 35 gol messi a segno e 13 subiti. «Un percorso intenso con alti e bassi, un po’ particolare ma che mi ha fatto crescere sotto tutti i punti di vista», ammette il difensore classe 1991. Maglia numero 2, come quella di Ciro Ferrara. «Promozione meritata, frutto anche delle vittorie maturate negli scontri diretti. Unico rammarico: non aver gioito in campo come avremmo desiderato».

Doppio traguardo. «Sono contenta di aver raggiunto ancora una volta questo obiettivo insieme alla squadra e a tutta la società, di aver lottato per questi colori. Chi più di una napoletana può sentirli addosso», dichiara orgogliosa Emanuela, indiscussa leader della formazione femminile. Una vita in azzurro: 12 anni che sanno di eternità. «Mi sento una bandiera». E con altre pagine da scrivere. «Sono davvero entusiasta di aver raggiunto le 200 presenze con questa maglia, sono contenta di aver superato da sola momenti difficili e di aver gioito insieme a tutte le mie compagne, ma sono ancora più contenta di essere stata me stessa, di essere stata donna sempre, vestendomi di carattere, personalità e coraggio», afferma gratificata. «Il calcio è come la vita». La metafora spiega il senso: sacrifici e successi si susseguono e si alternano costantemente. Laureata in scienze motorie. «Insegno educazione fisica alle elementari e al liceo, in ricerca di stabilità. Cameriera d’estate», spiega la ragazza di Posillipo con il calcio nel sangue. Azzurro certamente. «Non siamo riconosciute come professioniste al momento». Eppure si considerano tali e lo sono realmente.

Appartenenza e radici. «Ho vinto due campionati consecutivi, coronati dal salto che tutti attendevamo con ansia. Napoli come città e come piazza merita tanto, merita tutto quanto di buono ha costruito finora, nel bene e nel male».

Approdata 17enne nel Napoli. «Fascia ceduta solo una volta a Valentina Esposito, nel rispetto della gerarchia». Inizialmente attaccante, poi terzino rapido, dalla buona visione di gioco, infine centrale da tre anni.

Amore a prima vista. «Mi sento orgogliosa di aver rappresentato in qualche modo il Napoli, il mio Napoli in tutti questi anni. Lo stesso Napoli che mi ha cresciuto e mi ha sopportato per 12 lunghi anni. Ringrazio, perché non è mai scontato. Ho fatto del mio meglio con umiltà, compiendo tanti sacrifici. Ringrazio gli addetti ai lavori, senza di loro noi calciatrici non saremmo niente».

Futuro. «Non so cosa il destino mi riservi, ma di una cosa sono certa: non rimpiango nulla, ho dato l'anima a questa squadra, non essendo alle volte ripagata nel modo giusto. Non conta. L'importante è averci sempre messo il cuore», conclude Schioppo.

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