Napoli femminile in bilico
tra il sogno e la realtà

Napoli femminile
Napoli femminile
di Diego Scarpitti
Domenica 31 Maggio 2020, 21:57 - Ultimo agg. 22:00
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«C’è un grande prato verde, dove nascono speranze». E’ da tempo che non scendono in campo e vanno in gol. Il loro amore è stato interrotto, il loro sogno congelato. Ambizioni solo rinviate e numeri sui quali riflettere. Non solo gol e statistiche, primato e punti in classifica ma un dato sul quale ragionare, che offre la cifra esatta del momento. In 28 sono state le ragazze, che, dopo il test match con il Venezuela di venerdì 6 marzo, hanno fatto ritorno a casa, per quella che doveva essere semplicemente la sosta per gli impegni con le rispettive nazionali.

La pandemia da Covid-19 ha rimescolato le carte e scompaginato i programmi, impedito a chi ha lasciato Napoli di tornare nuovamente nella città di Partenope. Molte delle azzurre avvertono la necessità e il piacere di rientrare alla base, meglio alla casa madre, perché tale è diventata Napoli per loro. E allora, in attesa che il Consiglio Federale si pronunci come bocca della verità (senza Audrey Hepburn e Gregory Peck in Vacanze romane) sull’esito del campionato di B, il presidente Raffaele Carlino e il tecnico Giuseppe Marino ringraziano di cuore capitan Emanuela Schioppo e compagne, protagoniste di una cavalcata senza precedenti.
 
C’è chi è venuta da lontano, come Patrycja Jerzak, laterale di origine polacca con passaporto svedese, e la centrocampista tedesca Vivien Beil, chi come Azzurra Massa, figlia d’arte e attaccante classe’99 o Benedetta De Biase, -solo per menzionare alcune delle scugnizze-, ha difeso invece la maglia con i colori della propria città. C’è chi ha giocato sempre, da inamovibile titolare come Federica Russo in porta, e chi ha giocato un minutaggio inferiore: tutte hanno contribuito ad imbastire il sogno promozione.
 
«Non è finita come speravamo, o almeno non ancora», convengono le azzurre. E non è ancora il momento dei saluti. Titoli di coda (non nel senso di Anita, mancino ex Milan) rinviati. Opera incompiuta come l’ottava sinfonia di Franz Schubert.

Niente mugugni (o rimpianti), solo speranze.
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