Tamberi, il salto più bello sul podio:
«Questa medaglia è uno spettacolo»

Tamberi: «Questa medaglia è uno spettacolo»
Tamberi: «Questa medaglia è uno spettacolo»
Lunedì 2 Agosto 2021, 12:56 - Ultimo agg. 12:58
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Gianmarco "Gimbo" Tamberi, il podio, l'ha condiviso con il suo amico qatariota e si è lasciato andare a una gioia incontenibile, perché ieri è stato il giorno più felice, ma oggi non è da meno, anzi: «Nel momento dell'inno e della bandiera che sale è sempre un qualcosa da brividi. Guardate questa medaglia: è uno spettacolo», inizia subito dopo la premiazione alla trentaduesima edizione delle Olimpiadi a Tokyo 2020 il saltatore di Civitanova Marche. «L'ho inseguita tantissimo, sono stati cinque anni difficilissimi. Non accettavo i miei risultati. L'ho detto più volte, quando mio padre mi dissi di accettare i traguardi che raggiungevo. Sono andato oltre».

Tamberi: «In pedana avevo già il gesso»

E poi torna sul padre, che è anche il coach di Tamberi: «Le lacrime di papà? Ci abbiamo creduto fino in fondo. Ieri in pedana avevo già il gesso per la premiazione. Era un modo per esser sicuro che le cose sarebbero andate bene, nonostante nessuno avrebbe puntato un centesimo su di me. Ce lo ricorderemo per sempre, non vedo l'ora di raccontarlo a chiunque».

Ma il merito è senz'altro suo, di Gimbo e della sua caparbietà: «Ho capito che ci sarebbe stata magia qui quando ho deciso che ci sarebbe dovuta essere. Anche dopo Montecarlo, quando ho saltato “solo” 2.20, non mi sono abbattuto.

Ero convinto che questa sarebbe stata la mia serata. Anche a 2.39 l'asta mi sembrava bassissima per quanto ero gasato, anche se poi ho sbagliato», poco male però, perché la medaglia più preziosa è arrivata comunque, nonostante la condivisione, anzi.

«Il momento più emozionante è stato l'abbraccio con Barshim, perché due ori è meglio di un oro. Noi due siamo molto amici, eravamo sfiniti e non volevamo rovinare una gara già perfetta. Non volevamo levarci il sogno di un oro olimpico», spiega ancora il ventinovenne, e anche lui come Marcell Jacobs non ha preso sonno: «Non sono andato a dormire perché non volevo dimenticare il momento. Quando ho realizzato che avevo vinto ho avuto tipo delle convulsioni, non riuscivo a fermarmi. Ho passato troppa sofferenza per essere tranquillo. È un qualcosa che auguro a chiunque il vivere una situazione così». 

Un pensiero, l'ultimo, del campione olimpico del salto in alto a Tokyo 2020, va anche a Gregorio Paltrinieri, che l'oro se l'è preso a Rio, quando lui non c'era: «Never underestimate the hearth of a champion? Il cuore fa la differenza sempre, guardate Greg cosa ha fatto dopo la mononucleosi e cosa vuole fare ancora correndo per la 10 km. Il cuore è tutto».

 
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