Da Montesacro al Budokan, Giuffrida nel tempio del judo: «Nessun timore, vinco»

Odette Giuffrida
Odette Giuffrida
di Mario Nicoliello
Sabato 24 Luglio 2021, 07:30 - Ultimo agg. 25 Luglio, 09:48
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Odette Giuffrida è una donna di parola. Quando si mette in testa una cosa, la ottiene. Cinque anni fa in terra carioca ai giornalisti scettici che ignoravano il judo disse: «Veniteci a vedere perché vi divertiremo». E manco a farlo apposta nello stesso giorno arrivarono il suo argento e l’oro di Fabio Basile. Nell’autunno scorso alla vigilia del primo Europeo dopo la pandemia dichiarò: «Voglio vincere per me, per quello che ho superato, per la mia famiglia e per tutti noi italiani. È arrivato il momento di farlo». Parole benedette che trovarono pronta conferma ventiquattro ore più tardi, con la romana sul trono continentale in quel di Praga. Col suo accento romanesco la bionda che indossa il judogi si è ripetuta anche quest’anno: prima degli Europei di Lisbona aveva promesso il podio ed è tornata a casa con al collo d’argento. Figurarsi quindi quale poteva essere l’unica domanda da farle prima della sua gara nella rassegna giapponese, in calendario domenica.

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Pensiero stupendo

E lei con la tranquillità olimpica ha così risposto: «Sogno l’oro». C’è un pensiero stupendo quindi nella mente della prossima ventisettenne (compirà gli anni in ottobre) originaria del quartiere Montesacro. Una ragazza non nuova ad exploit nella categoria dei 52 chilogrammi del judo.

Un peso leggero avvicinatosi al tatami a sei anni sull’esempio del fratello Salvatore. Il Talenti Sporting Club è stata la sua seconda casa, il luogo dove ha trascorso buona parte dell’adolescenza, fino all’arruolamento nell’Esercito. Classe 1994 la Giuffrida non è una judoka dalla favella lunga: «Voglio solo dire che è arrivato il momento di parlare poco e di fare fatti. Mi sento tranquilla, concentrata e pronta a dare tutta me stessa». Una ragazza umile e semplice, a cui l’argento del 2016 non ha sconvolto le giornate calme, dedite esclusivamente all’allenamento. «Dopo Rio la mia vita esterna non è cambiata, ma dentro di me sono diventata più ricca. Ho scelto di non apparire tanto, ma di continuare ad allenarmi seriamente perché sono riservata, non avrei mai potuto espormi mediaticamente come ha fatto Fabio Basile». Con i soldi del premio del 2016 prese una casa a Ostia, così adesso vive e si allena a pochi passi dalla dimora.

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It's coming home

A cosa potrà comprare con l’eventuale assegno di Tokyo preferisce non pensare. «Non so quello che succederà, ma di una cosa sono sicura: io sono pronta e darò fino all’ultima energia rimasta nel mio corpo sopra quel tatami». Non un tatami qualsiasi, perché le medaglie olimpiche si assegneranno dentro il Budokan, l’impianto dove questo sport, disciplina nazionale in Giappone, è stato codificato. È tra queste mura sacre che Jigoro Kano proferì il suo verbo, mettendo insieme le regole basilari dell’arte marziale preferita dai giapponesi. Per un judoka esprimersi al Budokan è come per un tennista calpestare l’erba di Wimbledon. «Ho 26 anni, eppure ho già fatto tanta esperienza. Al Budokan ho gareggiato al Mondiale 2019 e adesso sono orgogliosa di rifarlo ai Giochi olimpici». Numero tre del ranking mondiale sulla carta meglio di lei ci sono solo una giapponese e una francese, pertanto puntare in alto non è un azzardo: «Sogno in grande e voglio vincere l’oro», ribadisce senza mezzi termini, per poi soffermarsi sulla bella atmosfera che si respira nella squadra azzurra. «Mi piace che il nostro sia un gruppo assortito. I giovani mi danno carica, i grandi mi forniscono consigli. Siamo amici anche fuori dal tatami, perché in tanti viviamo a Ostia». A piedi scalzi sul tatami per afferrare l’avversario e immobilizzarlo a terra. Più forte del Covid che l’ha bloccata per mesi e della sfortuna. «È tempo di trasformare l’incubo in qualcosa di grandioso». Domani è il giorno.

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