Paralimpiadi, prima medaglia napoletana
con Legnante: argento e record europeo

Assunta Legnante
Assunta Legnante
di Diego Scarpitti
Martedì 31 Agosto 2021, 16:57 - Ultimo agg. 17:19
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Cannoncino d’argento. Arriva la prima medaglia napoletana alle Paralimpiadi di Tokyo, firmata Assunta Legnante. Dopo l’oro ai Giochi di Londra 2012 e Rio 2016 nel peso, identico metallo in quattro Mondiali e tre Europei, senza contare i titoli nazionali, ecco lo squillo di tromba che in tanti aspettavano all’ombra del Vesuvio. L’atleta classe 1978 regala a Napoli e all’Italia una splendida silver medal con una prova maiuscola nel lancio del disco F11. Secondo gradino del podio e nuovo record continentale stabilito. Nella finale all'Olympic Stadium Legnante ha lanciato a 40.25 metri, mettendo al collo così la terza medaglia alle Paralimpiadi, la prima in questa disciplina.

Pettorina azzurra con la scritta Italia e mascherina dell'Uomo Tigre. «C'ho provato fino alla fine ma per poco non è andata. Ho fatto due record europei, ho lanciato finalmente a 40 metri in gara, sono andata vicina al record del mondo ma la cinese Zhang ha dovuto fare il record del mondo per battermi. È la mia terza Paralimpiade nel disco: ottava a Londra, quarta a Rio e qui a Tokyo, almeno, me la sono giocata per l'oro», spiega Legnante.

 

Si è imposta Liangmin Zhang (40.83), mentre il bronzo è andato alla colombiana Restrepo Munoz (36.11). «Mi aspetta ora una bella gara anche nel peso. Ognuno di noi è in Giappone per fare del suo meglio.

Siamo un gruppo unito e credo che potremo fare grandi cose», osserva fiduciosa Assunta (nella foto di Augusto Bizzi). 

E poi una dedica speciale. «Dedico l'argento a mio padre, perché sono partita quando era ricoverato. Sono venuta a Tokyo con un nodo alla gola, non sapendo quello che aveva. Per fortuna ora sta bene, è a casa e sono sicura che è lì che mi segue. Come dice lui, io ho fame, e questa fame la devo dimostrare anche nel peso», conclude.

Medaglia pesante quella di Legnante, poiché accresce il medagliere azzurro. Già superati i colleghi normodotati (40). Al momento gli atleti con disabilità hanno toccato quota 43. E non intendono fermarsi.

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