L'oro di Napoli, l'oro da riportare a Napoli. Tanti atleti napoletani parteciperanno ai Giochi di Parigi. A loro va l'incoraggiamento del campione Massimiliano Rosolino, ex nuotatore azzurro, vincitore in carriera di 60 medaglie tra Europei, Mondiali e Olimpiadi e ancora amareggiato dal forfeit last minute di Sinner.
Per quali farà il tifo?
«Per tutti. Sono l’orgoglio del Made in Sud».
Un gruppo nutrito rispetto al passato. Che significa per la Campania?
«I talenti ci sono, le società lavorano bene. Nel nostro mondo acquatico la Scandone ha fatto tanto e un ulteriore slancio è arrivato dopo le Universiadi. Rispetto ai miei tempi, quando c'eravamo solo io e Maddaloni, i gruppi napoletani ai Giochi olimpici sono molto più folti. Napoli ha sempre fornito una buona rosa».
Gli auspici di Rosolino?
«Spero che Irma Testa nel pugilato possa salire sul podio dopo lo storico bronzo di Tokyo. In bocca al lupo anche ad Angela Carini. Giuseppe Vicino nel canottaggio è alla sua terza Olimpiade e gareggerà nel 4 senza, specialità nella quale ci ha già dato soddisfazioni a Rio e Tokyo. Poi c’è Alessandra Faella, la timoniera di Posillipo che alle Olimpiadi guiderà l'otto dei canottieri azzurri. Peppiniello Di Capua le regalò il suo body. In barca ci saranno quattro napoletani: lei insieme ad Abbagnale, Monfrecola e Di Mauro. Poi tanti judoka: da Pirelli a Parlati, senza dimenticare Scutto e Antonio Esposito. E poi Moki Di Gennaro nella pallavolo, Curatoli nella scherma. Insomma Napoli è degnamente rappresentata. Talvolta si pensa che occorra solo l’acqua giusta. Invece il segreto è la curiosità».
A proposito di acqua giusta, si butterebbe nella Senna?
«Avrei speso diversamente i soldi, ma mi sarei tuffato. Lo abbiamo fatto in acque più sporche. Magari è una prova e nei prossimi dieci, venti anni faranno la stessa cosa per il Tevere».
L’Italia nuoterà nell’oro?
«Mi fa “uscire” pazzo pensare che si miri solo alle medaglie. Phelps, ad esempio, arrivò quarto la prima volta che partecipò ai Giochi. Per la prima pagina, è giusto parlare di metalli pregiati. Poi esiste il bilancio federale, che guarda ai giovani e a quelli più esperti. Ne abbiamo tanti in grado di vincere: Paltrinieri, Martinenghi, Ceccon, ma anche Pilato, Razzetti e Quadarella. E poi faccio una previsione-pronostico».
Quale?
«Esistono anche gli outsider: ho visto gente vincere ai Giochi olimpici e prima non aver vinto niente. È capitato pure nel judo e nel kajak. Sarà una competizione molto grande. Nel nuoto, non riesco a pensare ad una gara dove vi sia un favorito. Forse Marchand nei 400 misti».
Phelps ha detto che vincerebbe ancora tra quattro anni, se ora si mettesse a nuotare. Lei?
«No, non ce la faccio proprio (ride, ndr). Ho spinto forte la carretta. Nella mia carriera non ho mai conosciuto la parola “gestione” ma solo “campione”, che vuol dire provarci fino alla fine. Ci sono tante cose – dalla preparazione all’altura – che molti ritengono inutili e che invece sono tutta roba mia. Perciò resto un maledetto individualista. Mi piacerebbe però rivedere Phelps».
Chi è il suo erede?
«Greg Paltrinieri ha una targa quasi diplomatica. Ho dato un’occhiata al programma: tre gare impegnative ma ha una consapevolezza che io a 30 anni non avevo».