Olimpiadi Tokyo 2020, no al modello Wembley: saranno Giochi senza pubblico

Tokyo 2020, no al modello Wembley: saranno Giochi senza pubblico
Tokyo 2020, no al modello Wembley: saranno Giochi senza pubblico
di Mauro Evangelisti
Venerdì 9 Luglio 2021, 00:15
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Il Giappone (126 milioni di abitanti) nell’ultima settimana ha registrato in media 1.680 nuovi casi positivi di Covid e 17 decessi al giorno. Il Regno Unito (66,6 milioni di abitanti), sempre negli ultimi sette giorni ha registrato una media di 28mila casi con punte di 32.500 (quasi 18 volte quelli del Giappone) e 36 decessi ogni 24 ore. Eppure, Tokyo ha proclamato lo stato di emergenza e ha deciso che le Olimpiadi si svolgeranno senza pubblico; Londra, al contrario, ha rilanciato le immagini dello stadio di Wembley pieno per le semifinali degli Europei di calcio; l’apoteosi si raggiungerà domenica, per la finale Inghilterra-Italia. Lontano dallo stadio, anche pub, piazze e strade sono stati (e saranno) affollati di tifosi senza mascherina.

 

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Tokyo e Londra sembrano essere in due pianeti differenti, con i giapponesi timorosi di fronte a un aumento comunque contenuto dei casi e gli inglesi che invece sembrano non dare più importanza al record giornaliero di infetti causato dalla diffusione velocissima della variante Delta.

Per la verità, se si vuole fare un raffronto onesto fino in fondo, bisogna citare anche un altro dato, da cui emerge una scarsa lungimiranza di Tokyo. Sapeva che questo mese ci sarebbe stata la cerimonia inaugurale delle Olimpiadi rinviate nel 2020, eppure non ha accelerato le vaccinazioni. Nel Regno Unito il 51,1 per cento della popolazione è stata vaccinata con doppia dose, percentuale che sale al 68,3 se si considera solo la prima; in Giappone, spazzando via ogni pigro stereotipo sull’efficienza nipponica, appena il 15 per cento della popolazione ha ricevuto la doppia dose.

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In altri termini: il Giappone (o più correttamente molte regioni, compresa l’area di Tokyo) deve ricorrere allo stato di emergenza. E dunque chiude gli stadi che dovevano essere aperti con la capienza dimezzata, perché la stragrande maggioranza dei cittadini non è protetta da Sars-CoV-2. Il Regno Unito si prende un rischio (e su questo gli scienziati sono preoccupati) perché il governo ritiene di poterselo permettere, vista l’ampia copertura vaccinale. Va detto che un aumento di ricoveri e decessi c’è, ma ancora contenuto. Sintetizza il professor Sergio Abrignani, membro del Comitato tecnico scientifico, in un intervento a SkyTg24: il Regno Unito ha deciso di trattare il Covid come una influenza.

Spiega: «Con tanti vaccinati, è una malattia che sembra più un’influenza perché anziché uccidere con una letalità di 1 su 50 per chi non è immunizzato, ha sui vaccinati una letalità di 1 per mille come l’influenza. In una stagione influenzale normale abbiamo 4-8 milioni di infezioni in un anno, con 4-8mila morti e il Paese non è mai stato chiuso. Stiamo osservando e osserveremo con grande attenzione quello che accadrà nel Regno Unito. Loro sono pragmatici, i vaccini sono la soluzione perché non danno aumento di forme severe. Londra accetta il rischio dell’aumento dei casi, anche 100mila infezioni al giorno».

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Nel Regno Unito uno studio dell’Imperial college ipotizza che gli Europei di calcio abbiano causato un aumento della socialità e dunque dei contagi, «visto che c’è un incremento del 30 per cento tra gli uomini» (analisi che non tiene conto, per la verità, del fatto che il calcio è seguito sia da uomini sia da donne). Poi 122 medici hanno scritto una lettera a Lancet in cui chiedono al primo ministro Johnson di fermare le riaperture: «Sta attuando un esperimento pericoloso, illogico e anti-etico». Giusta o sbagliata che sia, il Giappone questa strategia, comunque, non la può applicare, perché è in grave ritardo sulle vaccinazioni.

Le Olimpiadi si svolgeranno tra il 23 luglio e l’8 agosto, lo stato di emergenza resterà in vigore fino al 22 agosto. Yasutoshi Nishimura, il ministro che guida la risposta al virus: «È in corso una gara di velocità tra la vaccinazione e la diffusione della variante Delta». Il Giappone ha però subito una sconfitta: non è riuscito a vaccinare con una rapidità tale da mettere in sicurezza i giochi olimpici. 

 

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