Morto Pierluigi Camiscioni, azzurro del rugby e controfigura di Bud Spencer: aveva 67 anni In campo con Roma, L'Aquila e Milano Foto Il funerale

Morto Pierluigi Camiscioni, azzurro del rugby e controfigura di Bud Spencer: aveva 67 anni
Morto Pierluigi Camiscioni, azzurro del rugby e controfigura di Bud Spencer: aveva 67 anni
di Paolo Ricci Bitti
Giovedì 27 Agosto 2020, 21:50 - Ultimo agg. 20 Ottobre, 23:28
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Pierluigi Camiscioni è morto giovedì a 67 anni a San Benedetto del Tronto. L' azzurro del rugby, uno scudetto con L'Aquila nel 1982 e campionati anche con Roma e Milano, controfigura di Bud Spencer, ristoratore  e operatore turistico, aveva 67 anni e da tempo lottava contro una malattia implaccabile.    

Il campione d'Italia con L'Aquila: «Io rugbysta, controfigura e cuoco di Bud Spencer»

Addio a Pierluigi Camiscioni

Aveva giocato solo 7 volte in nazionale - battendo nel 1976 Romania (all'epoca una corazzata), Spagna e Giappone e perdendo di un solo punto dall'Australia, prima delle grandi otto del rugby affrontate dall'Italia - ma il segno che ha lasciato nel movimento ovale è di grande spessore.

Un placcaggio del destino ha voluto che poche settimane fa, il 20 luglio, morisse a 70 anni in Nuova Zelanda Andy Haden, un grande degli All Blacks, che volle Camiscioni negli anni Settanta al suo fianco in seconda linea nell'Algida Roma, una squadra di fuoriclasse quali Ambrogio Bona, Anacleto Altigieri, Rocco Caligiuri agli ordini del gallese Roy Bish.

 

BUON VIAGGIO PIERO!🙏 Ci ha lasciati Pierluigi Camiscioni, all'età di 67 anni. Appassionato di rugby sin da quando -...

Pubblicato da Rugby Roma Olimpic Club 1930 su Giovedì 27 agosto 2020


Grazie a lui, al suo entusiasmo, al suo essere un finto-burbero, alla sua generosità senza limite, si sono avvicinati al rugby chissà quanti bambini. Grazie a lui i cronisti "avevano sempre il titolo" e pazienza se non era sempre per una bella meta o per un placcaggio schianta-ossa. Aveva seminato la palla ovale nelle Marche, a cominciare dalla sua San Benedetto Del Tronto, all'epoca non certo contrade con molti pali ad acca, e poi aveva soddisfatto i palati fini dell'Aquila, di Roma e di Milano. Considerava Roma e L'Aquila casa sua, ma poi alla fine tornava sempre sulla costa marchigiana con mille idee in testa per sostenere il turismo.

Polpacci esplosivi, stazza ragguardevole, forza erculea e non grazie alla frequentazione della palestra ché allora non usava (tutta genetica, lavoro e tigna, insomma), ghigno che spianava la strada, verve da animatore instancabile del terzo tempo che si fosse giocata una partita di ultima serie locale o un test match internazionale. Un trascinatore e un innamorato del gioco. In queste ore al telefono o sui social tra gli amici e i suiveurs è tutto un rincorrersi di ricordi e aneddoti sul gigante marchigiano che amava anche le Harley Davidson, domate indossando una caso con le corna a mo' di vichingo.
 

I funerali

I funerali saranno celebrati al campo da rugby "Nelson Mandela" Mandela, nel quartiere Agraria di San Benedetto, sabato 29 agosto alle 17. E' l'impianto sportivo aperto nel 2014 per il quale Camiscioni aveva a lungo lottato muovendo mari e monti per dare alla città un luogo all'altezza dell'espansione dell'interesse per questo sport.

 Algida Rugby Roma 

Ancora nell'agosto 2019 aveva accolto nella sua San Benedetto la nazionale di Parisse che affrontò la Russia in preparazione ai mondiali giapponesi. Attorno a lui, allo stadio o sul lungomare di cui era il faro, un costante crocchio di rugbysti di tutte le età. 



Camiscioni, nella seconda metà degli anni 90, si era fatto un nome anche come spericolata e coraggiosa controfigura di Bud Spencer ("Pure Carlo aveva giocato a rugby, ma non era un granché")  in Costarica per gli otto film dellai Rai intitolati "Noi non siamo angeli". Come sal olito non si era limitato a un solo ruolo: in breve era anche diventato il cuoco personale di Pedersoli grazie a derrate "made in Italy" trovate chissà come pure nella giungla.







Scavolini L'Aquila

La nota della Fir
E’ con profonda tristezza che la Federazione Italiana Rugby apprende della scomparsa di Pierluigi Camiscioni, Azzurro n. 312, primo atleta sanbenedettese a indossare la maglia azzurra della Nazionale.

Camiscioni si è spento oggi a San Benedetto del Tronto, al termine di una lunga malattia. Aveva compiuto 67 anni lo scorso 30 maggio.



Esuberante e appassionato, era stato negli Anni ‘70 un seconda linea dalle doti fisiche per l’epoca sorprendenti, legando la propria carriera a due sole maglie, quella neroverde de L’Aquila, che l’aveva lanciato, e quella bianconera della Rugby Roma, vestita a cavallo tra gli Anni ’70 e gli ‘Anni 80. Con L’Aquila, dove era tornato nell’ultima fase della propria carriera, aveva anche conquistato il titolo di Campione d’Italia del 1982, in una squadre che aveva in Massimo Mascioletti un formidabile realizzatore.



Sette, tra il 1975 ed il 1978, i capi conquistati con l’Italia. Esordio a Gosforth contro l’Inghilterra U23, ma è il 1976 il suo anno pregiato con le vittorie sulla Romania, la Spagna ed il Giappone e la sconfitta di misura, 15-16 a Milano, nel primo test-match tra l’Italia ed i Wallabies australiani e una maglia da titolare indossata in tre dei cinque incontri internazionali giocati quell’anno dagli Azzurri. 

L’ultima uscita con la Francia “B” sul prato del “Fattori” de L’Aquila, la sua seconda casa. 

Imprenditore nel settore dell’intrattenimento balneare e della ristorazione nella sua vita dopo il rugby, era sempre rimasto legatissimo alla palla ovale e alla maglia azzurra: presenza fissa sugli spalti dell’Olimpico per le partite del Sei Nazioni, aveva contribuito a portare l’Italia ad Ascoli nel 2009 e nel 2014 per i due test-match contro Samoa e, nel 2019, aveva salutato il debutto azzurro nella sua San Benedetto del Tronto in occasione del Cattolica Test Match pre-Mondiale vinto contro la Russia. 

Sempre pronto allo scherzo, facile alla battuta, aveva anche vissuto una parentesi cinematografica negli Anni ’90 recitando come controfigura di Carlo Pedersoli - in arte Bud Spencer - nella serie di film “Noi non siamo angeli”.

Alla famiglia Camiscioni vanno le condoglianze del Presidente Alfredo Gavazzi, del Consiglio Federale e dello staff tecnico della Squadra Nazionale. 

Paolo Ricci Bitti



Il ricordo di Carlo Frutti, ex giocatore dell'Aquila Rugby
Ciao Pierluigi.

Oggi hai segnato la tua ultima meta. Il dolore della notizia si somma ai ricordi dell'incontro proprio di qualche giorno fa a Viale Moretti a San Benedetto del Tronto, e con quelli degli anni da compagni di squadra (e di camera nelle lunghe trasferte) con L'Aquila Rugby. Sì, proprio noi due "sambenedettesi" per nascita ed adozione, abbiamo conquistato touches e "spinto" da seconda linea la mischia per le vittorie della squadra nero-verde. Abbiamo esultato la scorsa estate per la "prima" partita della Nazionale Italiana di Rugby a San Benedetto. Quella maglia azzurra, che abbiamo vestito, ora vinceva nella "nostra" Città. In campo un esempio ed uno sprone, negli incontri personali, anche dopo molti anni, sempre la simpatia del tuo sorriso e l'abbraccio tra due "Amici". Dopo la "partita" della Vita è l'ora del Terzo Tempo. Riposa in Pace, Amico mio.
 

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