Salernitana, Djuric verso Verona:
il lungo addio del gigante bosniaco

Salernitana, Djuric verso Verona: il lungo addio del gigante bosniaco
di Alfonso Maria Avagliano
Lunedì 27 Giugno 2022, 07:00 - Ultimo agg. 28 Giugno, 07:25
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Verona in vantaggio, Cremonese dietro, poi Fiorentina e Genoa più staccate. Milan Djuric firmerà per la squadra che gli offrirà in primis un progetto triennale, condito dalla miglior proposta economica. In settimana l'incontro decisivo e, se non ci saranno rilanci soprattutto da parte dei grigiorossi, l'attaccante 32enne firmerà il contratto con gli scaligeri. Forse l'ultimo importante della sua carriera. Una scelta professionale, emotivamente non semplice.

I sentori c'erano già da un mesetto: i tira e molla prolungati non fanno mai bene. E se è vero che «le cose si fanno in due», vale anche per i divorzi. Il club campano aveva proposto il rinnovo «tardi, lo ammetto», stando alle parole di Walter Sabatini quand'era ancora in carica. L'ex diesse affondò il colpo, voleva una risposta nella settimana successiva alla fine del campionato, ma Djuric ha reputato non congrua la proposta. La Salernitana non è andata oltre i timidi riavvicinamenti registrati con l'avvento di De Sanctis: biennale a 550mila euro con bonus di 100mila al raggiungimento della salvezza. Scontato il «no, grazie» della controparte, conscia che altri club si erano mossi a cifre diverse e soprattutto per tre anni. Il vero nodo. La fase di stallo si è trascinata fino a ieri l'altro, quando Djuric ha scritto sui social e sbattuto la porta che aveva lasciato socchiusa a lungo. Dalla Salernitana, nessuna replica. E dire che per un mese erano arrivate lusinghe su lusinghe dai vertici del club, prima l'ad e poi il presidente. «Credo che Milan resterà, è un calciatore straordinario, sempre sensibile anche alle iniziative che gli proponiamo nel sociale», diceva Iervolino il 19 giugno. Aperture, forse speranze verbali che non coincidevano con avanzamenti. Quattro giorni dopo, l'addio e la precisazione del calciatore: «La mia priorità è stata sempre continuare a Salerno, come dimostrato in campo fino all'ultimo secondo in cui ho indossato la maglia granata. Spero che oltre al giocatore, che può piacere o meno, siano arrivati ai tifosi l'impegno e la professionalità. I calciatori vanno e vengono ma l'uomo resta».

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C'è chi lo aveva pesantemente apostrofato nel suo primo anno e mezzo in Campania, oltrepassando in certi casi quella soglia di rispetto sempre meno percepita dai sedicenti tuttologi del web.

Sempre facile twittare chiodi, mai fare pubblicamente ammenda. Il centravanti tornerà al nord, replicando la massima del «quando vieni al sud piangi due volte, quando arrivi e quando te ne vai». Valeva per l'avvio difficile, mentre oggi piange perché lascia «supporters incredibilmente legati alla squadra in qualsiasi situazione di classifica, in tutta Italia, indipendentemente dalla categoria. Penso che questo sia il vero valore aggiunto che ci ha permesso in questi quattro anni di alzare sempre di più l'asticella fino a raggiungere una promozione storica e successivamente la prima salvezza in A». Djuric aveva iniziato tardi e decisamente fuori condizione un'avventura durata quattro anni. Era il 25 agosto 2018, 0-0 all'Arechi contro il Palermo e coppia col poco rimpianto Vuletich. Maluccio, ma pian piano è venuto fuori il suo carattere. Ne ha viste di tutti i colori e lascia con 132 presenze e 29 gol. Numeri non da bomber, eppure spesso decisivo con la sua fisicità, nell'economia di un gioco sempre poco spettacolare, in tutta onestà. Da Colantuono a Ventura, da Castori finanche a Nicola. Palla avanti e arrampicarsi. È evidente che con il nuovo corso saranno fatte altre scelte tecniche e tattiche: la Salernitana considera chiuso il ciclo del bosniaco, che ha recentemente dato anche l'addio alla Nazionale. Tutto finisce: direttori, allenatori, calciatori. Si volta pagina, legittimamente, su ambo i fronti. Ultimi giorni di relax per Djuric a Pesaro, probabilmente anche un cellulare che squilla tanto. «Una cena me la meriterei», la battuta dell'ex compagno Walter Lopez, in procinto di cominciare il corso da direttore sportivo. È insospettabilmente l'uomo che gli ha fornito più assist, ben cinque: «Mi diceva che bastava alzare la palla sopra il primo difensore ed avrebbe poi fatto tutto lui. Andò così ai playout col Venezia, lo ricordo con piacere. Pensavo che Milan restasse, ma il calcio è così. È una persona spettacolare, merita di continuare su palcoscenici importanti». Dall'Arechi all'Arena è un attimo. 

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