Salernitana, Iervolino no limits:
«Il mio sogno si chiama Cavani»

Salernitana, Iervolino no limits: «Il mio sogno si chiama Cavani»
di Eugenio Marotta
Martedì 24 Maggio 2022, 09:07 - Ultimo agg. 11:34
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Ha la voce ancora provata dalle fortissime emozioni vissute nella notte folle e magica dell'Arechi. Il presidente Danilo Iervolino si gode fino in fondo la favola al fotofinish della sua Salernitana, rilevata a gennaio scorso quando era agonizzante e portata in meno di sei mesi ad una storica salvezza in massima serie (cosa mai successa in 103 anni di storia dell'ippocampo). Il giovane e rampante imprenditore di Palma Campania ha le idee molto chiare sul futuro del club. Dalle riconferme agli acquisti con tanto di suggestione Cavani, passando addirittura al sogno europeo. 

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Presidente è riuscito a dormire stanotte?
«Devo dire che ero in ansia, ma ho dormito felice su due guanciali perché ripensavo a questa storica impresa».

Riavvolgiamo il nastro delle ultime 24 ore: cosa le è rimasto dentro?
«Tante emozioni. In primis penso ai tifosi che hanno magistralmente mostrato al mondo la più bella, dinamica e commovente scenografia mai messa in scena in uno stadio di calcio. Poi i tanti sacrifici che sono stati fatti da tutti. Abbiamo compiuto un'impresa. Porterò nel cuore l'immagine indelebile della festa a fine partita».

La Salernitana si è salvata all'ultima curva. Un finale al cardiopalmo che non sarebbe riuscito a scrivere neppure un maestro del thrilling?
«Sì (ride tradendo ancora un pizzico di tensione) e devo dire che neppure lo scenografo di thriller più spericolati avrebbe pensato a un finale così. Ma questo è il bello del calcio italiano. Tutti hanno onorato la maglia. Confesso che dal 75' in poi ho cominciato a pensare solo alla gara del Penzo di Venezia... e poi gli ultimi minuti sono stati infiniti».

Facile immaginare il momento più bello, ma qual è stato invece quello più difficile dal suo arrivo a Salerno?
«La sconfitta con il Torino all'Arechi è stato il momento più buio di tutta la mia gestione. Ho pensato che forse ci voleva più tempo per creare un gruppo. Avevamo preso tanti giocatori, ma non eravamo una squadra. Ma da lì ci siamo ritrovati».

Quando ha capito che ce la si poteva fare?
«Contro l'Atalanta. A Bergamo abbiamo fatto un calcio spettacolare. Al termine di una partita bellissima».

In appena sei mesi è riuscito in un miracolo sportivo. Qual è il segreto del successo?
«Non essere un uomo solo al comando. Adoro lavorare in team. Lavorare con persone capaci. Il vero segreto è quello di creare una gruppo importante, non solo di giocatori, ma anche di manager».

Ha staccato il premio salvezza. L'anno prossimo ci sarà un premio diverso o si punta sempre al minimo sindacale?
«Intanto spero che non soffriremo così tanto e di assestarci in A.

Poi si vedrà. Conteranno i risultati. Ma partiamo già da una buona base».

Si riparte da Nicola l'anno prossimo?
«Spero proprio di sì. Ancora devo parlare con lui e con il ds Sabatini: mi auguro che si possa continuare insieme. Io ho le idee chiare».

Che tipo di idee?
«Costruire una squadra importante, puntare sui giovani, attraverso uno scouting internazionale. Creare una Salernitana che possa essere un polo di attrazione del mezzogiorno d'Italia e non solo. Sarà il modello Iervolino, insomma».

Sabatini resta? Qual è il bilancio del ds?
«Mi auguro di sì. Bilancio molto, molto positivo. Lui ha portato i giocatori, molti dei quali risultati fondamentali. Altri un po' meno. Ma il bilancio è ultra positivo».

Su Ederson c'è l'Atalanta: ma 14 milioni sono pochi. Il brasiliano resta a Salerno?
«Lo voglio trattenere, ma mai contro la volontà sua così come di nessun altro. Non voglio dirigenti o calciatori delusi dal fatto che a causa mia non hanno accettato una proposta altrove. Voglio sempre persone ultra motivate e felici al mio fianco. L'intenzione comunque è quella di confermare il 65% circa della rosa».

La stuzzica l'ipotesi Cavani?
«Sì, devo dire che l'idea mi solletica. Ma non abbiamo ancora parlato a fondo e non conosco le sue condizioni fisiche».

Napoli e Salerno così vicine e ancora così lontane in quanto a rapporti tra tifoserie. Davvero ritiene realizzabile il sogno che ha con De Laurentis?
«In quanto presidenti abbiamo l'obbligo di avere una particolare sensibilità. Queste cose da guerriglia sociale vanno stigmatizzate totalmente. Per me è intollerabile l'odio e sono certo che parliamo di piccole frange di tifosi e questo non va bene. Dobbiamo impegnarci tutti».

A maggio di 23 anni fa morivano sul treno di rientro dall'ultima trasferta a Piacenza 4 ragazzi, tifosi della Salernitana. Un suo ricordo?
«Non dobbiamo mai dimenticare queste cose, portandocele sempre nel cuore. Parliamo di giovani e preziose vite spezzate. Abbiamo il dovere di essere sempre vicino alle loro famiglie e alle loro sofferenze».

Maggio è anche tempo di «scrutini». Stavolta scelga Lei se fare le pagelle o dare dei giudizi.
«Sono pronto, ma gioco d'anticipo. A tutti un 10 pieno, con una lode per i tifosi che fino all'ultimo minuto sono sempre stati vicino ai giocatori e al club»

E un voto al presidente?
«Beh, stavolta mi do un 10 anche io».

Che ambizioni può avere Salerno in serie A?
«Salerno può diventare l'outsider del calcio italiano. In qualche anno spero di poter essere tra le prime dieci del campionato».

Numeri alla mano significa essere ad un passo dall'Europa?
«Il calcio è bello anche per questo. Personalmente poi non mi pongo mai limiti e paletti. Non inizierò certo il campionato pensando di salvarmi a stento. Avrò sempre nel cuore e come obiettivo quello di costruire una squadra che possa solo migliorare».

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