Quel ruggito verso la curva a quindici secondi dal fischio finale, abbondantemente dentro il terreno di gioco, è Davide Nicola. È fame, coraggio e consapevolezza iniettati nelle vene di una Salernitana che batte pure la Fiorentina, ne vince tre in otto giorni e adesso si esalta. Con merito. L'esortazione del tecnico sui social è «osiamo, sogniamo». La replica in sala stampa con l'aggiunta, scontata, dei piedi per terra: «La vittoria è frutto del mese di lavoro precedente. Ho detto alla squadra che adesso arriva la parte più difficile. È facile credere di avere più chance dopo tre successi di fila, ma io ci credevo prima e ci credo adesso. Le opportunità restano intatte, la missione non è certo più semplice. Chiedo alla nostra gente di sostenerci incondizionatamente, noi andiamo avanti con umiltà e volontà, senza cadere in una mentalità non produttiva».
La vittoria del Genoa sul Cagliari (1-0) riscrive così la classifica: Sampdoria 30, Cagliari 28, Salernitana e Genoa 25 (liguri messi peggio negli scontri diretti), Venezia 22. Salvezza a 3 con cinque gare da giocare, una in più rispetto a chi è davanti. Nicola sottolinea la compattezza della rosa («Non c'è l'io, ma la volontà di poter contribuire all'obiettivo anche da parte di chi gioca meno: se ragioniamo da gruppo, possiamo farcela»), poi analizza la partita. L'accento è su «una prima mezzora straordinaria per qualità, velocità e geometrie. L'aver potuto inserire tre giocatori più freschi ci ha permesso di essere più competitivi. Portavamo fuori le mezzali o alzavamo gli esterni sui terzini avversari, l'abbiamo fatto benissimo prima che subentrasse un po' di stanchezza. Zortea faceva l'ala, Ranieri diventava terzino: è un lavoro dispendioso, fai 30-40 metri in continuazione superando i 25 km/h ed è impossibile mantenere il ritmo per 90'». Nella ripresa sono venuti fuori i viola e... il cuore granata: «Stavamo terminando le energie. Il 2-1 ci ha ridato vigoria, il pubblico ci ha sospinto e i cambi prestabiliti ci hanno permesso di mantenere un baricentro adeguato». Non era programmata l'uscita di Verdi: «Aveva fastidio all'adduttore, spero non sia grave. Vederlo con quell'intensità è la dimostrazione che quando gli rompo le scatole c'è un perché.
La preparazione riprenderà mercoledì pomeriggio in vista della trasferta del 2 maggio a Bergamo. «Affronteremo una squadra straordinaria, ammiro tanto Gasperini. Poi avremo un'altra settimana di fuoco. Fare tre vittorie ci aiuta ad avvicinare le altre, ma a me interessa solo l'obiettivo finale. Radovanovic? Non so se ce la farà, non ha ancora fatto esami». Bonazzoli timbra il cartellino per l'ottava volta e ringrazia la torcida: «Dobbiamo tutto ai tifosi. Per loro diamo l'anima, grazie a loro ci trasformiamo. Abbiamo preso consapevolezza dei nostri mezzi, vincere aiuta a vincere e adesso tutto è veramente bello. Non è mai finita, neanche ora». Entusiasmo anche per Djuric: «La nostra curva e l'Arechi sono unici. Nel primo tempo siamo partiti forte e meritavamo di segnare di più. Sono qui da quattro anni ed è stata una escalation. Cerchiamo di fare il massimo per venire fuori da questa situazione. L'impresa è possibile, ci abbiamo sempre creduto e manteniamo vivo il sogno».
Si è rotto il tabù Italiano: da giocatore o allenatore aveva sempre preso punti a Salerno: «Merito ai tifosi campani per ciò che hanno creato intorno ai calciatori. La Salernitana ha iniziato con furore incredibile, forse per questo ha meritato i tre punti, ma se avessimo pareggiato nessuno avrebbe potuto dire nulla. Abbiamo sbagliato approccio, solitamente non lo facciamo: un conto è prepararsi al centro sportivo, un altro è venire qui con tutta questa gente intorno. La Salernitana ha grandi chance di salvarsi: sono tutti concentrati, pimpanti e chi entra fa la differenza».