C'era una volta la passerella sotto la Curva Sud, frequente dalla D ai primi tempi in B. Poi gli scricchiolii di un rapporto squarciato nel tempo (non solo) dalla multiproprietà e non risanato neppure dall'arrivo in A. Claudio Lotito non sarà oggi all'Arechi da ex: «Non torno a Salerno dove mi hanno voltato le spalle dopo tutto quello che ho dato». Telegrafico. Salernitana-Lazio è stata dapprima sinergia, poi dicotomia e solo oggi è sfida normale, dopo l'interregno trust più unico che raro. Martedì l'imprenditore ha provato a far saltare la cessione del club sul filo di lana, spedendo una missiva ai trustee su carta intestata della Omnia Service One del figlio Enrico, comproprietaria al 50% prima della cessione. Tramite l'avvocato Gian Michele Gentile, ha diffidato i curatori a provvedere alla stipula di una cessione ad un prezzo macroscopicamente incongruo. Iervolino si è aggiudicato la Salernitana all'ultima curva, il 31 dicembre, per soli 10 milioni. Meno di quanto si aspettava Lotito col socio-cognato, Marco Mezzaroma. Con la diffida c'è anche la richiesta di informazioni su offerte ricevute e rifiutate. Relazione che spetta di diritto ai disponenti entro trenta giorni dalla fine delle attività (saldo completato solo giovedì, con l'atto notarile): Lotito ha chiesto il resoconto in ventiquattro ore, praticamente impossibile. I trustee, Susanna Isgrò e Paolo Bertoli, hanno inoltrato tutto alla Figc, procedendo regolarmente alla vendita. Ci saranno strascichi: per i vecchi proprietari «la società è stata svenduta». Di mezzo ci sono pure le Procure di Roma e Salerno: nella capitale i trustee hanno presentato un esposto contro un fondo lussemburghese e la sua lettera fideiussoria irregolare; su entrambe le scrivanie, invece, le denunce querele di un fondo svizzero che lamenta il no a due offerte di 38 e 26 milioni. Ma che, va detto, non avrebbero assicurato pagamenti cash e adeguate garanzie, né riferimenti sugli offerenti.
Sor Claudio non mette piede all'Arechi da nove mesi.